Black carpet power
È STATO IL MOVIMENTO TIME’S UP (TEMPO SCADUTO) IL VERO TRIONFATORE DEI GOLDEN GLOBE. DRESS CODE: ABITO NERO. LUTTO? NO, RINASCITA
Cinquanta e anche più sfumature di nero. Non siamo dalle parti di E.L. James con il suo corredo sadomaso: questi sono i Golden Globe al tempo di Time’s up, rivoluzionario passaparola che ha reso monocromatica una serata solitamente variopinta. Il black carpet post scandalo Weinstein ha fatto partire alla grande l’iniziativa anti-abusi che ha già raccolto oltre 15 milioni di dollari. Le star sono arrivate a braccetto delle attiviste, e una scatenata Oprah Winfrey, regina dei talk show (premio alla carriera), ha parlato da candidata alla Casa Bianca. Pochi minuti dopo impazzava l’hashtag #Oprah2020. Il suo discorso è diventato virale: «Sono orgogliosa e ispirata dalle donne che si sono sentite abbastanza forti da far sentire la propria voce. Ognuno di noi in questa stanza viene celebrato per le storie che racconta; quest’anno noi siamo diventate la storia. Per troppo tempo le donne non sono state ascoltate o credute quando hanno osato raccontare la loro verità sugli uomini al potere. Ma il loro tempo è finito.Tutte le ragazze che ora stanno guardando sappiano che c’è all’orizzonte un nuovo giorno!». Standing ovation. Si capisce perchéTime’s up abbia messo (quasi) in ombra i premi. È stata una
Oprah: «Premiate per le nostre storie, oggi siamo noi la storia da raccontare»
serata femminile & femminista, con un certo imbarazzo maschile: camicie nere sotto lo smoking, spillette appuntate sulla giacca, nessun discorso.
LA GRANDE ALLEANZA
Che cosa resterà? I quattro GG alla magnifica pattuglia della serie tivù
Big Little Lies: Laura Dern, ReeseWitherspoon, Zoë Kravitz e Shailene Woodley capitanate da Nicole Kidman, miglior attrice. Elegantissima in Givenchy ha reso omaggio alla mamma, ha salutato le figlie Sunny e Faith ancora sveglie, ha reclamato “potere alle donne” ma ha anche dichiarato il suo amore per il marito Keith. La stupenda Diane Kruger (in Prada), già premiata a Cannes, che ha accompagnato Fatih Akin, regista di Oltre la notte (miglior film straniero), cronaca spietata di una vendetta femminile. La rabbia di Natalie Portman, che ha letto a denti stretti i nominati per la regia, tutti uomini. È chiaro che non le stava bene. Però il piccolo Lady Bird di Greta Gerwig ha strappato due statuette: una per la regista e una per Saoirse Ronan.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri, il film con il bottino più ricco (quattro GG, protagonista una straordinaria Frances McDormand) è costruito su una madre che cerca ferocemente giustizia per la figlia stuprata e uccisa. Mentre scalpitano le giovani dive consacrate dalla tivù, da Elisabeth Moss (The
Handmaid’sTale) a Katherine Langford (Tredici). Insomma, le donne si sono prese la scena e la serata. Ok il premio alla regia di Guillermo DelToro per La forma
dell’acqua, ok anche quello a Gary Oldman, interprete diWinston Churchill in
L’ora più buia. Ma di questi GG resterà l’insospettabile alleanza generazionale, il legame tra le star («Siamo in concorrenza, ma ci sosteniamo» spiega Laura Dern), glam come in poche altre occasioni, con rare virate sexy (Halle Berry), severi long dress (Alicia Vikander in un austero LouisVuitton, Angelina Jolie in Atelier Versace piumato), illuminate da cristalli e ricami argento (Jessica Chastain in Armani Privé, Dakota Johnson in Gucci). Ai Golden Globe 2018 è cominciato davvero qualcosa. Se non la corsa di Oprah alla Casa Bianca, la campagna tutta femminile “Occupy Hollywood”.