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L’inferno stampato nella memoria

È UNA DELLE ULTIME TESTIMONI VIVENTI DEI LAGER NAZISTI, LA 95ENNE ZDENKA FANTLOVÁ. IN 6 CAMPI RACCONTA LA SUA TERRIBILE STORIA. PERCHÉ DIVENTI UN PEZZO DELLA NOSTRA

- testo di Nicoletta Salà

Camere a gas e 6 milioni di morti. «Questo è per molti l’Olocausto. Nient’altro. Invece in mezzo c’è stato di tutto». Sono una stretta al cuore le parole di Zdenka Fantlová, 95 anni, tra i pochi ancora in vita sopravviss­uti alla Shoah. «Quando l’ultimo di noi morirà, si porterà nella tomba le nostre esperienze». Zdenka ha deciso così di ricostruir­e la sua storia in un libro, 6 Campi, pubblicato in Italia in occasione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio. Deportata a 17 anni, quando i nazisti occupano la Boemia nel marzo 1939, esce dall’incubo nel 1945. È l’unica superstite della sua famiglia e prima le tocca passare da tutti e sei i campi del titolo:Terezín,Auschwitz, Kuerzbach, Gross-Rosen, Mauthausen, BergenBels­en. Nomi che fanno venire la pelle d’oca, eppure nel libro (che in Inghilterr­a è diventato una pièce teatrale) non ci sono solo sofferenze e atrocità. Zdenka racconta anche la sua vita prima della tragedia, la sua casa, i sogni, il primo amore. Finché arriva quello che tutti «ci eravamo sforzati di ritenere impossibil­e per il nostro Paese». Zdenka e la sua famiglia vengono trasformat­i in numeri, espropriat­i dei loro beni, caricati su un treno. Il padre viene arrestato e scompare per sempre.

LA FORZA DELLA DIGNITÀ

La prima tappa del viaggio di Zdenka nell’orrore è Terezin, una cittadina fortificat­a a nord-ovest di Praga. Non è un vero e proprio campo di sterminio, anche se vi muoiono in 200 al giorno e ci sono in continuazi­one treni che da lì partono carichi di persone verso l’est, e nessuno fa ritorno. ATerezin si ritrovano musicisti, artisti, drammaturg­hi, si canta e si recita, tanto che la propaganda nazista lo vende come “il paradiso che il FÜhrer in persona aveva progettato per gli ebrei”. «Per molti un’esperienza culturale divenne più importante di una razione di pane» racconta Zdenka. Poi il rapido, terrifican­te epilogo: le marce della morte verso ovest, gli spostament­i forzati da un campo all’altro, la morte della madre e della sorella. «Quando esci dall’inferno, hai capito quali sono le cose che contano: l’amore per la vita e i rapporti umani». Zdenka non si sente una vittima e non vuole essere compatita. Ma ci chiede di ricordare.

 ??  ?? Zdenka Fantlová, nata in Boemia nel 1922, oggi vive a Londra. Qui sotto la cover del suo libro testimonia­nza, pubblicato da tre60 (¤ 16,40). Nella foto in basso, con la madre e il fratello Jiri nel luglio del 1925.
Zdenka Fantlová, nata in Boemia nel 1922, oggi vive a Londra. Qui sotto la cover del suo libro testimonia­nza, pubblicato da tre60 (¤ 16,40). Nella foto in basso, con la madre e il fratello Jiri nel luglio del 1925.
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