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LA CARDIOPOST­A DI PULSATILLA

- a cura di Eleonora Molisani

Sono sposata da 14 anni con un ufficiale dell’aeronautic­a sempre assente in missioni, corsi, riunioni, ossessiona­to da carriera e soldi. Mi ha sempre rassicurat­a dicendo che avrei dovuto pensare alle figlie e non preoccupar­mi di lavorare. Ho fatto parecchie rinunce, seguendolo anche in Sicilia per quattro anni. Nell’ultimo anno e mezzo ha avuto seri problemi con il lavoro, lo hanno messo in trasferime­nto ed è diventato violento con me e le bambine.A settembre, davanti a loro, ha detto che nei confronti della famiglia sente solo un senso di responsabi­lità e che vuole dedicarsi a se stesso: viaggi, droga, ecc. Ha chiesto la separazion­e giudiziale e ha spostato i soldi dello stipendio su un altro conto. La mia colpa sarebbe aver curato più le figlie di lui. Mi ritrovo senza lavoro e soldi per crescerle. Sto attingendo dal fondo messo da parte per loro, per l’università.Briciola Ovvio. I soldi sono il suo modo di controllar­ti. Prima ti controllav­a dandoteli: attraverso il suo stipendio ti spostava di città in città e dettava i ritmi alla tua libertà. Adesso ti controlla non dandoteli. Se ilTribunal­e disporrà contributi agli alimenti, lui potrà tenerti sul filo del bisogno e restare fisso nei tuoi pensieri; se ti darà dei soldi, tu li accogliera­i come manna dal cielo; se finalmente mostrerà un po’ di umanità nei confronti della famiglia, piangerai di gioia e lo riaccoglie­rai come un sultano. Devi spezzare questa dipendenza, ma prima che fuori, spezzala dentro, Briciola. Forse è ora che cambi nome di battaglia. Prova con Roccia.

Ho

50 anni, a 18 sono stata infettata dal virus dell’HIV dal mio fidanzato. La prima cosa che mi disse l’infermiera quando le chiesi cosa avessi, fu: «Cara mia, hai poco da campare con l’AIDS!». Convinta che non sarei arrivata a trent’anni mi sono annullata nello sballo, nelle nottate folli, nel dolore... Me ne sono successe di tutti i colori e ora, pensando a quello che ho passato, devo ammettere di aver avuto le palle e che tutto mi ha fatto diventare forte, in un certo senso.Alla fine mi è rimasta la solitudine, ovviamente ho abbandonat­o i vizi, lavoro ancora ma gli uomini che sembravano innamorati sono fuggiti quando hanno saputo che avevo l’HIV. Ogni volta ho sofferto da morire, sentendomi un’appestata. Ma la gente non capisce, sa solo schifarsi pensando che te la sarai cercata. Sole spento Lo so che adesso mi tirerai una mattonata in faccia, ma a me sembra una storia bellissima. Una storia in cui i miseri piani e pronostici dell’uomo (dito medio all’infermiera) non sono niente rispetto alla grandezza e alla forza della vita. In cui gli errori sono riassorbit­i da un arazzo più ampio delle nostre paure. Dove tutto si allunga e si estende finché quelle tetre visioni giovanili non sono altro che un puntino perduto nello specchiett­o retrovisor­e, e c’è spazio per ricomincia­re. La vita ci chiede continuame­nte di fidarci di lei. Se tu per prima impari a fidarti del lato buono che riluccica dietro le cose, troverai un uomo che vede lo stesso in te. Da trent’anni mia nonna dice: «Questo è il mio ultimo Natale». E ci crede davvero ogni volta, e si chiude la testa fra le mani perché si aspetta una punizione tonante. E ogni volta non muore.Vive. E arriva un altro Natale. E ogni Natale, sembra che dal cielo scenda una mano per accarezzar­la e dirle: «La tua voglia di vivere è più forte di tutti i tuoi cattivi pensieri». Ed è proprio così.

MI HA CHIESTO SACRIFICI E ADESSO MOLLA ME E LE NOSTRE FIGLIE SENZA SOLDI

HO L’HIV E SONO SOPRAVVISS­UTA. MA GLI UOMINI FUGGONO DA ME

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Pulsatilla scrittrice e sceneggiat­rice

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