Asia Argento
HA SMESSO DI PENSARE AI COPIONI ED È PASSATA IN TRINCEA. DOPO IL CASO WEINSTEIN AVEVA LASCIATO L’ITALIA MA È TORNATA «PERCHÉ QUI C’È PIÙ BISOGNO DI LOTTARE»
La guardi negli occhi e leggi la sfida: è pronta ad attaccare, per difendersi. Asia Argento (42), al Parlamento Europeo di Bruxelles come relatrice al convegno EmpoweringWomen and Girls in Media and
ICT: Key For the Future (e subito dopo, in piazza per l’8 marzo), non le manda a dire. Come promotrice della campagna #wetoogheter, si dedica anima e corpo all’attivismo, dopo le accuse di molestie a carico del produttore HarveyWeinstein.
Dopo lo scandalo, ha dei paletti che non supera più per esigenze di copione?
Non penso al lavoro. Ho a casa da mesi tanti copioni da visionare ma non li ho aperti. Da tempo non m’interessava più fare l’attrice, figuriamoci ora.
Cos’è, allora, che la fa star bene?
Circondarmi di persone alle prese con battaglie serie. Mi è successo durante un viaggio in Etiopia, mi ha ricordato quanto sono piccola: non c’era niente eppure non avevo bisogno di nulla.
Ha lasciato l’Italia dopo le polemiche?
Sì, sono stata un po’a Berlino ma sono tornata: qui la battaglia è più complessa.
Come si sente oggi?
Superate la depressione e il disturbo posttraumatico, sono rinata come una fenice: sono parte di qualcosa, dentro un gruppo con cui lottare. Io ci avevo provato a reagire, un anno e mezzo dopo lo stupro, con il film Scarlet Diva: era il mio modo per esorcizzareWeinstein...
Ha perso la fiducia?
Al contrario: le donne che denunciano me l’hanno fatta riacquistare, persone come Rose McGowan. Lei mi ha dato la forza di parlare quando mi ha raccontato una storia simile alla mia.
È in ansia per sua figlia Anna Lou?
Non più di prima: ho imparato da tempo che il mondo è un posto che fa paura.