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Asia Argento

- Alessandra DeTommasi

HA SMESSO DI PENSARE AI COPIONI ED È PASSATA IN TRINCEA. DOPO IL CASO WEINSTEIN AVEVA LASCIATO L’ITALIA MA È TORNATA «PERCHÉ QUI C’È PIÙ BISOGNO DI LOTTARE»

La guardi negli occhi e leggi la sfida: è pronta ad attaccare, per difendersi. Asia Argento (42), al Parlamento Europeo di Bruxelles come relatrice al convegno Empowering­Women and Girls in Media and

ICT: Key For the Future (e subito dopo, in piazza per l’8 marzo), non le manda a dire. Come promotrice della campagna #wetooghete­r, si dedica anima e corpo all’attivismo, dopo le accuse di molestie a carico del produttore HarveyWein­stein.

Dopo lo scandalo, ha dei paletti che non supera più per esigenze di copione?

Non penso al lavoro. Ho a casa da mesi tanti copioni da visionare ma non li ho aperti. Da tempo non m’interessav­a più fare l’attrice, figuriamoc­i ora.

Cos’è, allora, che la fa star bene?

Circondarm­i di persone alle prese con battaglie serie. Mi è successo durante un viaggio in Etiopia, mi ha ricordato quanto sono piccola: non c’era niente eppure non avevo bisogno di nulla.

Ha lasciato l’Italia dopo le polemiche?

Sì, sono stata un po’a Berlino ma sono tornata: qui la battaglia è più complessa.

Come si sente oggi?

Superate la depression­e e il disturbo posttrauma­tico, sono rinata come una fenice: sono parte di qualcosa, dentro un gruppo con cui lottare. Io ci avevo provato a reagire, un anno e mezzo dopo lo stupro, con il film Scarlet Diva: era il mio modo per esorcizzar­eWeinstein...

Ha perso la fiducia?

Al contrario: le donne che denunciano me l’hanno fatta riacquista­re, persone come Rose McGowan. Lei mi ha dato la forza di parlare quando mi ha raccontato una storia simile alla mia.

È in ansia per sua figlia Anna Lou?

Non più di prima: ho imparato da tempo che il mondo è un posto che fa paura.

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