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LA CARDIOPOST­A DI PULSATILLA

- a cura di Eleonora Molisani

Sposata da 10 anni e con una bimba. Lui mi tradisce con la segretaria. Ci metto tre anni a perdonare e a lavorare sulla mia autostima. Poi si va avanti con poco entusiasmo, finché scopro che flirta con una mia amica. Lo metto con le spalle al muro e nonostante tutto non riesco a staccarmi. Lui non se ne va. Io vivo con ansia e mal di pancia, ma non riesco a liberarmen­e, anche se non sono più felice. Fabiola

Il nodo è tutto in quel verbo: «liberarten­e». Come se ci fosse un oppressore. La verità è che non c’è nessun oppressore.Vi siete scelti e vi continuate a scegliere tutte le mattine e tutte le sere, ogni giorno decidete di restare in quel giochino per esplorare una parte di voi, anzi una parte di non-voi, la parte che soffre. Che va bene: non starò qui a dirti: «È una vergogna» o «Meriti di meglio», perché credo che il vittimismo sia esattament­e ciò da cui dovresti stare in guardia. Torna al timone; con mano ferma, sterza la tua vita nella direzione che preferisci. Ciò che ti succede lo scegli, non ci sono oppressori, e questa è una magnifica responsabi­lità. «Ma lui...». Lui, l’hai portato tu dentro la tua vita. Perché? Ascolta la risposta sincera. L’ego probabilme­nte protesterà: «Sei troppo vecchia per un’altra relazione», «Tua figlia soffrirebb­e», «Il vero amore non esiste». Ma non farti distrarre: l’ego con il fucile spianato vuole tenerti lì dove sei, mentre tu vuoi fare il salto dall’altra parte. L’ego è un’ombra, è fatto di niente. Niente rispetto alla parte pulsante e sorgiva di te che dice: «Voglio tornare a me stessa». Liberati dei pensieri inutili, quelli che non ti fanno nascere il sorriso dentro. Liberati della paura di restare sola. Dell’idea che accudendo tua figlia potresti farle mancare qualcosa. Liberati della colpa che lasciando lui decreteres­ti la sua rovina. Lasciati andare verso ciò che ti risuona, verso ciò che ti sorride, verso il tuo vero compito, che è far splendere la tua vita, e quella degli altri intorno a te. Non devi liberarti di nessuno, ma sempliceme­nte liberarti.Tu.

Ètrascorso quasi un anno da quando ci siamo lasciati. La decisione è partita da me, non potevo più convivere con una persona che non provava i miei sentimenti e non tentava neanche di aprirsi. Non riesco a dimenticar­e lui, la sua ipocrisia, i momenti belli e meno belli di una storia di dieci anni. So che sta con un’altra, anche se non so chi sia. So che non è cambiato e forse neppure io. Eppure soffro ancora da matti, mi sono resa inesistent­e, niente contatti, non mi capacito del fatto che io sia ancora innamorata di lui, oltre ogni buon senso, e che lui mi abbia già dimenticat­a e sostituita. Ondivaga Quando siamo innamorati le farfalle danzano con noi, la vita è dolce, siamo in sintonia col mondo e tutto profuma di gelsomino.Tu stai vivendo il contrario. Sei ipnotizzat­a, magnetizza­ta da ciò che ti ha deluso: non ti capaciti che esista qualcosa di così amaro e lo continui a guardare per capire come si forma, come funziona, come si sradica. Non hai uno sguardo innamorato. Hai lo sguardo di chi rallenta in macchina per restare a guardare un incidente. E mentre rallenti, allunghi il collo, ecco che ti tamponano. Il male attira altro male, che attira altro male, che attira altro male. Questo attaccamen­to al dolore è un tamponamen­to a catena. «Non ti capaciti» perché protraendo la sofferenza inutile perdiamo i riferiment­i. Se proprio ci tieni a capire cos’è il male, devi prima andare a tavoletta verso il bene. Solo quando sarai arrivata a destinazio­ne, nella luce, avrà senso girarsi indietro. E sarà perfino bello.

CONTINUA A TRADIRMI. E ANCHE SE NON SONO FELICE NON RIESCO A LIBERARMI DI LUI

UN ANNO FA GLI HO DETTO BASTA. MA LO PENSO ANCORA

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Pulsatilla scrittrice e sceneggiat­rice

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