Elio Germano
AL CINEMA INTERPRETA UN UOMO POVERISSIMO E SPIEGA CHE ANCHE I POVERI, A VOLTE, FREGANO IL PROSSIMO. PERCHÉ «SIAMO TUTTI UN PO’ BUONI E UN PO’ CATTIVI»
Nato a Roma ma di fiere origini molisane, Elio Germano si divide tra red carpet internazionali ed eventi benefici, tra i set dei grandi registi italiani e i concerti underground del suo gruppo rap Bestierare. 37 anni, una vita privata “blindata” e una passione per l’impegno sociale (che, quando può, fa tracimare anche nel lavoro di attore), dal 12 aprile è al cinema in
sono tempesta, una “fiaba sul potere dei soldi” per la regia di Daniele Luchetti: con lui, nel 2010 ha vinto il premio come miglior attore a Cannes con il ruolo in La nostra vita.
Chi è Bruno, il suo personaggio?
Un uomo costantemente impegnato a cercare qualcosa da mangiare e un posto in cui dormire per sé e il figlio. Un giorno incontra un riccone (Marco Giallini), e grazie a lui scopre che tutti, anche i poveri, sono pronti a fregare il prossimo.
Io sono tempesta sembra dire che è difficile distinguere i buoni dai cattivi.
A fare questa distinzione ce l’ha insegnato il cinema americano, ma la vita non funziona così. Siamo tutti buoni e cattivi, ma difficilmente siamo pronti a riconoscere un errore fatto da chi stimiamo o un bel gesto fatto da chi detestiamo.
Sta per interpretare il pittore Ligabue nel nuovo film di Giorgio Diritti...
Sono nella fase che preferisco, quella della preparazione: sono pagato per studiare, incontrare persone, esplorare posti. È il tipico momento in cui ribalto i luoghi comuni e scopro di essermi fatto delle idee sbagliate su un personaggio. Ed è un bel momento.