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LA CARDIOPOST­A DI PULSATILLA

- a cura di Eleonora Molisani

Ti scrivo in merito al numero 26, alle lettere dei due amanti. Io non sono una bigotta, credo nelle famiglie allargate, nell’adozione di bimbi per i gay, nell’amore in senso più ampio, ma questa cosa non la capisco. Questi due stanno insieme da cinque anni, lui è sposato con un figlio, lei nel frattempo si sposa e decide di avere un figlio col marito, lui fa un altro figlio con la moglie. Che senso ha? Tu dici che devono sentirsi liberi, ma non sono liberi: hanno dei figli, e quando si hanno figli non si è liberi di fare ogni stronzata ci viene in mente. Nessuno pensa a questi figli nati consapevol­mente da una situazione già problemati­ca? Ma perché li fanno in queste condizioni? Come insegnante vedo tanti bambini sofferenti per queste situazioni assurde. Mi dispiace ma non capisco. Con simpatia. Donatella

Hai ragione, ai nostri figli pensiamo poco. Davvero poco. Ma li pensiamo poco perché a nostra volta eravamo pensati poco, quando i figli eravamo noi. Ripetiamo ciò che conosciamo. Abbiamo tante ferite nel cuore e invece di osservarle e guarirle, cerchiamo di compensarl­e: non ci basta un marito, non ci bastano due figli, non ci bastano tre case, vogliamo di più, e nonostante il di più arrivi, abbiamo paura di perdere tutto. Ovviamente questo modo di procedere non funziona, ma come vedi dalle lettere che mi arrivano, ogni persona, piano piano, lo scopre da sé. Perché il grande maestro di vita non è Pulsatilla, il grande maestro di vita è la vita stessa che ognuno vive. Io credo che guardare una persona con disprezzo non sostenga il suo processo di crescita. Lo so che vuoi mettere in salvo quei bambini, ma dire a un genitore in difficoltà «Stai facendo male il genitore» non fa altro che perpetrare lo schema. È molto raro che a un’accusa del genere, poi, sia il genitore a rispondert­i: quasi sempre ti risponde il bambino che quel genitore è stato tanti anni prima, quel bambino con quel desiderio tradito di essere felice, libero, leggero, rispettato nei suoi bisogni. Quando vedo un “cattivo genitore” (nessuno di noi è cattivo) mi viene quindi naturale metterlo tranquillo, accoglierl­o, coccolarlo, spiegargli che adesso può darsi cure e ascolto. Cerco di farlo anche con me stessa, quando il “cattivo genitore” sono io. D’altronde, di una mamma che torna a casa per colpa, o vergogna, non ce ne facciamo nulla. Quasi tutti abbiamo ricevuto da piccoli le cure materiali di base, non ci è mancato un tetto sulla testa, né un piatto di pasta a tavola. Quello che spesso ci è mancato è sentire che il nostro genitore era felice di stare con noi. E questo succedeva perché nessuno spiegava a nessuno che siamo nati per essere liberi e felici. E quando sei felice, abbracciar­e un figlio ti viene naturale. Sugli aerei fanno indossare la mascherina prima a te, poi tu la infili al bambino. Perché è impossibil­e salvare

MA GLI AMANTI CHE TI HANNO SCRITTO SETTIMANA SCORSA NON CI PENSANO AI LORO FIGLI?

NON C’È VERSO, NON RIESCO A INNAMORARM­I

qualcuno, o anche sempliceme­nte fare qualcosa di buono, se pensiamo che ci manchi l’ossigeno.

Perché non riesco a innamorarm­i? Rosy

Come dicevo un attimo fa, non possiamo dare ciò che non ci diamo. Per innamorart­i devi prima innamorart­i di te. Se in te circolano giudizio, vergogna, tensione, inadeguate­zza, anche a livello inconscio, le vedrai ovunque, negli altri. Per innamorart­i di te, proprio come quando ti innamori di qualcuno, devi conoscerti. Quindi rompi la telecamera con cui ti guardi dal di fuori e inizia a sentirti dal di dentro. Contatta l’anima, la tua vera essenza, la tua volontà di amare. Con quel cuore, riguarda il mondo, e vedi cosa accade.

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Pulsatilla scrittrice e sceneggiat­rice

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