Meg Ryan Se permettete, parliamo di terza età
L’EX FIDANZATA D’AMERICA, MEG RYAN, HA IDEATO UNA SERIE TIVÙ PER OVER 40. DIVERTENTISSIMA, PROMETTE. ALMENO QUANTO HARRY TI PRESENTO SALLY?
QQuando Harry ti presento Sally viene ritrasmesso in tivù, com’è successo giorni fa, il trend topic su Twitter è garantito, pur essendo un film del 1989. Miracoli di una storia che non ha perso un grammo della sua brillantezza, e dell’attrice che è stata per anni la regina indiscussa di rom-com come C’è posta per te o Insonnia d’amore. La Meg Ryan di oggi - 56 anni affrontati con alcuni ritocchi - non è più solo la “ragazza della porta accanto” ma una donna consapevole, sorridente e sicura di sé che lavora soprattutto come produttrice e ha debuttato alla regia (ma il suo Ithaca, del 2015, non è uscito in Italia). E che non ama rivedersi nei vecchi film: «Se capitano in tivù, spengo: li ho visti quando sono usciti e poi mai più. Invece mia figlia Daisy (adottata in Cina nel 2006, ndr) li sta vedendo con le sue amiche, perciò ogni tanto sento la mia voce di 25 anni fa riecheggiare per casa» racconta al Festival di Locarno, dove ha ricevuto il Pardo d’Onore alla carriera e dove l’abbiamo incontrata. Si è sentita ingabbiata nell’etichetta di “fidanzatina d’America”? «Non si può essere uno stereotipo che cammina. Mi piace essere un’amica e una madre (oltre a Daisy, 26 anni fa ha avuto Jack dalla relazione con Dennis Quaid, ndr): è questo che mi rende una persona piena e interessante». Quanto ha influito la fama sul suo modo di affrontare il mondo? «Non so come sarebbe stata la mia vita altrimenti, visto che sono diventata celebre molto presto, ma fare l’attrice non era il mio sogno di bambina. Preferivo osservare più che essere osservata, ma quando le attenzioni sono su di te sei portata a zittire la tua curiosità. Ho recuperato negli ultimi 10 anni: da quando mi sono trasferita a NewYork, lontana dai riflettori, ho potuto scoprire il mondo». Ora a cosa sta lavorando? «Al progetto tivù The Obsolescents, su un gruppo di persone di mezza età che fanno i conti con la mortalità. È un mio soggetto e non credevo di volerci recitare, ma sta diventando così divertente che ho detto allo sceneggiatore Andrew Gottlieb: “Scrivi una parte anche per me?”» (ride). Che cosa pensa dei dibattiti sul ruolo delle donne, nati sulla scia di #metoo? «Non è passato nemmeno un anno dalle rivelazioni su Weinstein e ora mia figlia, a 13 anni, segue a scuola lezioni basate sul principio “no significa no”. Il potere deve essere diviso equamente e credo che il percorso sia iniziato, ma molte sfumature si sono perse in questo dibattito. Gli uomini non sono tutti cattivi e le donne non sono tutte buone».