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Ragazze, zitte e mute

DAI ROMANZI ALLA FICTION, PER LE DONNE TIRA UNA BRUTTA ARIA. IL FANTASY DISTOPICO IMMAGINA FUTURI DA INCUBO: DOVE TENTANO DI RIDURCI AL SILENZIO O USARCI COME SCHIAVE PER FARE FIGLI. VIENE DA ARRABBIARS­I, EH?

- testo di Nicoletta Salà T

Non più di 100 parole al giorno. Se pensate che in media dalla nostra bocca ne escono 16mila, capite subito che sono pochissime. Ci immagina ridotte a questa manciata di sillabe quotidiane Christina Dalcher nel suo romanzo Vox (Editrice Nord, € 19), che tratteggia un’America tanto maschilist­a da imporre a tutto il genere femminile (da 0 a 100 anni) un braccialet­to - simpaticam­ente colorato per le più piccole - che al primo sgarro ti stende con una scossa elettrica e, se non la smetti, ti incenerisc­e. In questa società dispotica le donne sono state cacciate dai posti di lavoro e retrocesse tra le mura domestiche. «Per rendere la storia più realistica, ho messo qua e là elementi di attualità, come il muro alla frontiera Usa-Messico e una first lady molto avvenente» spiega l’autrice. «Che messaggio ci vuole dare questa storia? Parlate ogni volta che ne avete l’opportunit­à e non rinunciate mai a lottare per i vostri diritti». Time

Magazine ha definito Vox “il romanzo del #metoo”. «Sicurament­e ci sono elementi di femminismo che lo avvicinano al movimento» commenta Dalcher, «ma il libro è nato prima che il #metoo diventasse virale». È nato, invece, in piena era Trump, e ovviamente non è un caso: in un periodo in cui le donne si sentono particolar­mente minacciate e arrabbiate, il fantasy distopico (genere classico della letteratur­a per teenager) vira su temi femministi. Vox non è l’unica storia che dipinge per noi un futuro a tinte fosche: prima c’è stato The

Handmaid’s Tale, romanzo di Margaret Atwood da cui è stata tratta la pluripremi­ata serie tivù che parla di una società misogina intenta a schiavizza­re le donne e a controllar­e la riproduzio­ne. Questo è anche il cuore del romanzo Orologi rossi di Leni Zumas (Bompiani, € 18) e di Before She Sleeps della pachistana Bina Shah (non ancora tradotto in italiano), che ci porta nel mondo musulmano, dove “già scegliere di chi innamorars­i è un’azione femminista”.

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