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Penelope Cruz «Quel no a Hollywood che mi ha reso fiera»

L’attrice torna sul grande schermo insieme al marito, Javier Bardem, per raccontare la complessit­à delle relazioni. Un tema che le sta particolar­mente a cuore. Perché la famiglia è stata la sua scuola di vita. E a sua madre deve una scelta che si è rivela

- di valeria vignale mi sembra di guardare un film

Penélope Cruz arriva con un lungo abito bianco, trucco perfetto, fresca di set fotografic­o, bellissima. Javier Bardem si avvicina, parlano tra loro sottovoce, si danno un bacio. Ma non siamo su un set. È la scena di un matrimonio ispanicoho­llywoodian­o rimasto miracolosa­mente normale. Penélope (44 anni) e il marito Javier (49) promuovono il loro ultimo film girato insieme, Tutti lo sanno di Asghar Farhadi, come qualcosa che appartiene alla loro vita quotidiana. Massima naturalezz­a, niente artifici da coppia superstar. Si sono innamorati quando erano già famosi, sposati nel 2010, hanno due figli (Leonardo e Luna, di 7 e 5 anni). Entrambi vantano un curriculum di oltre 50 film e un Oscar - lei per Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen (2009), lui per Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen (2008) - e ogni tanto amano condivider­e i progetti. «Ci siamo tutti e due appassiona­ti a questa storia firmata dal regista iraniano di Una separazion­e. E girare insieme facilita tante cose. Il film è ambientato nella nostra Spagna. È casa. Anche la gestione dei figli è più semplice» dice lei. In Tutti lo sanno, nei cinema l’8 novembre, Penélope è una donna emigrata e sposata in Argentina che, tornando al paese natale per il matrimonio della sorella, ritrova gli affetti e rivede il suo primo amore (Bardem), ma quando sua figlia viene rapita il clima festoso si apre come un sipario su un groviglio di segreti e tensioni irrisolte del passato. «È una metafora di quello che accade a tutti noi. Un mistico persiano del Duecento diceva: “Se un membro della famiglia soffre, tutti soffrono”. È un po’ il senso del film. Che racconta quanto ci rendiamo la vita difficile».

Invece, per lei, la famiglia sembra soprattutt­o un valore e una grande forza...

«Eccome. È stata la mia scuola di vita, il motivo per cui non mi sono mai davvero trasferita altrove. Ho preso tantissimo da mia madre, che aveva un lavoro semplice (gestiva un negozio da parrucchie­ra, ndr) ma è una donna forte, mi ha insegnato a rispettare me stessa e gli altri. Grazie a lei ho detto qualche “no” determinan­te».

A produttori tipo Weinstein?

«No, non mi riferisco a molestie, ma a un film dove avrei dovuto girare scene di nudo. Cosa che non volevo affatto. Avevo vent’anni, ero volata a Los Angeles per un contratto pronto da firmare. Ma quando ho visto che prevedeva che mi spogliassi, e nessuno me lo aveva detto prima, mi sono arrabbiata così tanto che ho parlato inglese come mai mi era venuto: spedito e perfetto!».

E quindi, cos’è successo?

«Ho rinunciato al mio primo film a Hollywood. Ma ricordo ancora la sensazione impagabile che avevo sul volo di ritorno a Madrid. Mi sentivo così forte, e fiera di me. Non ho mai rimpianto quella scelta, anzi. Mi ha dato una spinta a seguire sempre il mio cuore, me stessa. Penso sia la prima cosa che ogni ragazza dovrebbe tener presente».

Poi però è tornata a Los Angeles. Si è rivista nella protagonis­ta del film, che torna al suo Paese dopo anni?

«Ma io non ho mai lasciato davvero la Spagna. Se ho fatto esperienze all’estero, ho sempre avuto un biglietto di ritorno. Sono stata a lungo in America ma anche a Londra o in Italia (ha girato fra l’altro Non ti muovere con Sergio Castellitt­o, ndr) con parte della famiglia accanto. Tengo le radici, e la testa, nel mio Paese. Con la mia gente».

In Tutti lo sanno interpreta la madre di una ragazza che viene rapita. È stata dura?

«Straziante, i figli dovrebbero essere sacri. È stato uno dei ruoli più intensi e difficili della mia vita per il ventaglio di emozioni che ho dovuto attraversa­re. C’è una scena in cui ho un crollo psicofisic­o, dentro un’auto... fortuna che alla fine, lì accanto, c’era un’ambulanza con un medico. Mi sentivo malissimo. Troppe emozioni. Ma poi devi passare al ciak successivo. Bellezza e follia del nostro mestiere».

Ha altri progetti con suo marito Javier?

«Per ora no. È bello lavorare insieme ma non troppo spesso. È giusto che ognuno segua la sua strada».

È tornata sul set con Pedro Almodóvar, che l’aveva diretta in Tutto su mia madre e Volver. Felice?

«Sì, ho un personaggi­o piccolo in Dolor y gloria, che uscirà l’anno prossimo. Pedro è sempre nel mio cuore. È lui che, già da giovanissi­ma, mi incoraggia­va a diventare regista».

Vorrebbe davvero dirigere un film?

«Sì, è un sogno che ho da sempre. Almodóvar mi ha detto: “Se ci pensi da tanto vuol dire che ce l’hai dentro, devi provarci”. Finora ho girato uno spot e un documentar­io sulla leucemia (Io soy uno entre cien mil). Sto cercando la storia giusta. A volte fantastico su un musical, ma è troppo complicato. Meglio una storia intima. Raccontare la complessit­à delle relazioni è più alla mia portata».

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A destra, i due attori in una scena di Tutti lo sanno
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sul set del film Dolor y gloria
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