Ciao Thimotée, sono Harry
L’attore (Chalamet) e la popstar (Styles), quasi coetanei, si sono telefonati per un’intervista. Insieme hanno definito un nuovo modello di uomo. Che ci piace da matti
Come credevamo potesse succedere solo nelle favole, un giorno Harry Styles ha telefonato a Timothée Chalamet, e insieme hanno definito un nuovo modello di uomo. (Ci piace moltissimo). L’occasione è stata un’intervista per il magazine i-D condotta con la naturalezza di una chiacchierata tra amici. Nella prima domanda Harry cita David Bowie, è un trucco che usano i giornalisti nervosi: proteggersi dietro al mostro sacro per rompere il ghiaccio. (Funziona). Quando gli chiede un’opinione sulla tossicodipendenza, tema del film Beautiful Boy appena uscito negli Stati Uniti, è Timothée a essere cauto. «Non sono un esperto», risponde. (Capite? Quand’è stata l’ultima volta che avete chiesto un parere a un uomo e quello vi ha detto «Non ne so mica molto»?). Quindi si raccontano dell’amore per i rispettivi genitori, dei diari che tengono per appuntare la gratitudine, della fatica di vivere sui social: «Io sono più felice quando non li uso», confida Harry, «È come un party dove ci sono 3 persone simpatiche e 23 scortesi. Non ci andresti mai, no?». (I nuovi maschi alle feste apprezzano la gentilezza). Infine parlano di cinema: di Dunkirk, di
Chiamami col tuo nome, dei moderni ruoli maschili. «Non c’è più uno sguardo, una droga o una qualche condotta dissoluta che devi adottare per essere maschio. È molto stimolante», dice Timothée. E Harry aggiunge: «Io ho scoperto che mi sento più sicuro quando posso mostrarmi vulnerabile». (Qui potete sospirare). Mentre noi lottavamo per affermare la dignità femminile, i ragazzi si guardavano dentro, e scoprivano la forza della complessità. Da qui possiamo proseguire insieme.