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Macché morta, la poesia è più viva che mai. Grazie a loro

Scrivono di incontri e di abbandoni, di sogni e delusioni. Da Gio Evans a Francesco Sole a Chiara Carminati, ecco i nuovi poeti. Giovani e creativi, raccontano la vita com’è. E fanno centro

- di cinzia cinque

Commuovono e divertono. Incuriosis­cono, ci illuminano e fanno riflettere. Sono testi brevi e folgoranti come sentenze, caustici come invettive oppure teneri come dichiarazi­oni d’amore. A scriverli sono i poeti dell’ultima generazion­e: vengono dal mondo dei social, della musica, della tivù, e hanno il merito di aver ridato vigore a un genere che sembrava morto, e che proprio la scrittura 3.0, quella di Whats App, Twitter e Instagram, ha fatto nascere a nuova vita. Tanto da approdare anche al cinema. In Lontano da qui, il film in arrivo sugli schermi il 13 dicembre che è valso a Sara Colangelo il premio come migliore regista all’edizione

2018 del Sundance Film Festival, il fil rouge è proprio la poesia: la protagonis­ta è Lisa, una maestra che vuole difendere il talento di Jimmy, 5 anni, in grado di comporre con maestria e scioltezza delicati capolavori in versi. E a teatro è in corso il tour invernale Dio arriverà all’alba, un omaggio ad Alda Merini, la poetessa dei Navigli (“Nessuno mi pettina bene come il vento”). Insomma, la poesia è tornata in auge. Ma mica ermetica ed enigmatica. No, quella del terzo millennio è chiara, immediata, al di là dei temi e dei toni. Ironici o lirici e talvolta entrambe le cose.

MA DI COSA PARLANO I POETI? D’AMORE, OVVIO! Non lasciano dubbi i titoli: dopo Capita a volte che ti penso sempre, Gio Evan - sì, quello citato da Elisa Isoardi per “salutare” Matteo Salvini - è sugli scaffali con Ormai tra noi è tutto infinito. Una lingua che gioca coi paradossi («Se sei disposta a darmi tutto allora mi basterà poco»), ma sempre in modo lieve («Finalmente a casa mi sono detto quando ti ho baciato»). Sulla stessa lunghezza d’onda è Francesco Sole: due raccolte, Ti voglio bene e #ti amo; suo il verso «Vorrei perdermi dentro di te e trovarci noi». Insomma, ci sorprendon­o questi uomini che cantano un amore in grado di trasformar­e la realtà, come Guido Catalano in Ogni volta che mi baci muore un nazista: «Malgrado la bruttezza che ci circonda, ragazza dai baci poderosi immaginami cielo». Più sfaccettat­o è lo sguardo delle autrici. In Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza Francesca Genti

racconta il mondo femminile a 360°: dalle mestruazio­ni («che era un’arma potente non l’avresti immaginato») al matrimonio («mi sono sentita una sposa andata a male»), a dettare legge è tutta la gamma di emozioni in rosa. Rime leggere e profonde anche quelle di Chiara Carminati che in Viaggia verso, poesie nelle tasche dei jeans parla di adolescenz­a e della fatica di diventare adulte: «cresco come un palazzo, pezzo dopo pezzo, fragile, senza tetto, forse senza progetto». Al di là delle differenze di genere, il dato comune: una gran voglia di mettersi a nudo, di condivider­e un’intimità fatta di parole ma anche di pause. Perché abbiamo bisogno di silenzi come di poesia. Illuminant­e l’aforisma di Eric Jarosinski, l’irriverent­e intellettu­ale che nel suo Nein. Un manifesto chiosa: «Una nuvola solitaria: vi prego, avvisate i poeti. Un poeta solitario: vi prego, mandate le nuvole».

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