Jamie Dornan Il lusso per me è fare foto alle mie figlie
Jamie Dornan (ricordate Cinquanta sfumature?), ora al cinema in un film super intenso, è lanciatissimo a Hollywood. Ma la sua vera passione lo aspetta a casa
Adesso, nella nuova campagna di Hugo Boss Parfum, è vestitissimo, ma in passato l’abbiamo visto in slip (per Calvin Klein), a torso nudo (per Dior Homme) e in diverse erotiche angolature nella trilogia sulle Cinquanta sfumature. Del suo corpo conosciamo tutto (o quasi) e lui lo sa. Cosa che sembra metterlo a disagio. Jamie Dornan con Mr Grey condivide il sex appeal ma non la voglia di trasgredire. Innamoratissimo della moglie, la cantautrice Amelia Warner, e delle sue bambine (Dulcie ed Elva, di 5 e 2 anni, a cui presto si unirà una sorellina o un fratellino), l’attore dice di amare l’attenzione dei fan, ma solo se non invade la sua sfera privata. Chissà se è possibile, ci chiediamo, in attesa di incontrarlo all’anteprima di A Private War, il potente film sulla vita e la morte di Marie Colvin, reporter di guerra uccisa in Siria nel 2012 (nelle sale dal 22 novembre). Rosamund Pike è Marie, mentre Dornan è Paul Conroy, il fotografo che l’ha seguita in molti dei suoi reportage. Un ruolo intenso, che l’attore ha definito «il più coinvolgente della mia carriera».
Come mai l’ha colpita così tanto? «Paul Conroy era presente sul set: abbiamo ripercorso insieme momenti ultra-drammatici della sua vita. Come se non bastasse, tra le comparse c’erano moltissimi rifugiati, persone che avevano vissuto la guerra in prima persona, in Siria, in Iraq, in Afghanistan: nel rivivere certe esperienze, venivano travolti dalle emozioni. Il confine tra finzione e realtà si polverizzava».
È vero che lei è un appassionato di fotografia? «Di più, ne sono ossessionato: se vedo una bella macchina fotografica, devo comprarla!».
Quali sono i suoi soggetti preferiti? «Le mie figlie. “Scattare” mentre corrono, giocano, si divertono per me è il massimo del lusso. Tra l’altro in campagna, dove abitiamo, non ci sono paparazzi e nessuno fa caso a noi».
È per farle felici che ha prestato la voce a uno dei personaggi del prossimo film dei Trolls?
«Sì, lo ammetto. Volevo che anche loro mi considerassero un eroe! A parte gli scherzi, volevo fare un film che potessero vedere, e dato che gli studios che producono Trolls World Tour (in uscita nel 2020, ndr) sono gli stessi di Cinquanta sfumature, sono andato dai boss e li ho pregati di darmi una parte».
A proposito di Cinquanta sfumature, è vero che a Hollywood esiste un “intimacy director”, cioè una persona che dà consigli nelle scene di sesso, in modo che nessuno si senta a disagio? «Non solo non ne ho mai incontrato uno, ma non ne ho neppure sentito parlare. Per fortuna!».
Non le manca Christian Grey? «Non particolarmente. Ma sono contento di averlo incontrato. Grazie a lui ho avuto tante opportunità che, forse, se non avessi accettato la parte, non mi sarebbero mai arrivate».
Quando ha accettato quei film, non ha avuto paura di finire relegato ai ruoli sexy? «La verità? Non ci ho mai pensato: di libri simili a quelli della saga di E. L. James non ce ne sono molti, quindi sapevo che, finita la trilogia, i ruoli per me sarebbero stati diversi».
In effetti è al cinema anche in Robin Hood L’origine della leggenda. Che cosa ci racconta di questo film? «È completamente diverso dai Robin Hood del passato. Nel film di Otto Bathurst (con Taron Egerton nei panni di Robin Hood e Jamie Foxx in quelli di Little John, ndr) a essere protagonista è l’amore. Will Scarlet, il mio personaggio, è un ribelle, proprio come sua moglie Marian (Eve Hewson, la figlia di Bono degli U2, ndr), che si innamora del principe dei ladri, qui in versione anarchico-rivoluzionaria».