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Aiuto, la mia vita è andata in loop

Russian Dolls è il titolo bingewatch­ing del momento. Una serie in cui si vive sempre lo stesso giorno. Noioso? No, sorprenden­te

- di mattia carzaniga

È una bambola di legno che dentro ne contiene un’altra, che ne contiene un’altra ancora, e così via. Russian Doll è una nuova serie che ci racconta una storia, che poi diventa qualcos’altro, e poi qualcos’altro ancora, all’infinito. Da poco su Netflix, è il titolo-bingewatch­ing del momento, forse perché è, appunto, l’oggetto più strano in circolazio­ne. Il primo livello (prima bambola) è la storia di Nadia, scombinata newyorkese che sta festeggian­do il suo 36esimo compleanno con un’amica. Poi Nadia muore investita da un’auto, e la triste parabola dovrebbe finire lì. Invece no. Nel secondo livello (seconda bambola) ricomincia tutto da capo e Nadia si ritrova alla stessa festa, qualche dettaglio cambia ma finisce come prima: muore di nuovo e si risveglia, in un eterno “giorno della marmotta”. In questo garbuglio entrano anche Alan (terza bambola) e gli stessi ricordi d’infanzia, famiglia, amori di Nadia (quarta bambola). Un finale compiuto, all’ottava puntata, però c’è. Il gioco mette in campo, tra fantascien­za e distopia quotidiana, la vita di tutti: le sliding doors, gli incontri giusti e sbagliati, le persone lasciate e trovate, il caso.

È tutto più serio di quel che appare, grazie anche a un’attrice (e creatrice) che mescola commedia e struggimen­to. Forse ricorderet­e Natasha Lyonne in Orange Is the New Black nei panni di Nicky. Era già incontenib­ile allora, ma qui fa di Nadia un personaggi­o pazzesco, tenero e a volte insopporta­bile, egoista o forse solo in cerca di qualcosa, soprattutt­o di sé. «È un viaggio autobiogra­fico» confessa lei. «Tutti riflettiam­o sulla vita e la morte e io a un certo punto sembravo non venirne fuori». Forse ce l’ha fatta o forse si risveglier­à domani al punto di partenza. E noi con lei.

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