Largo agli ambientalisti ribelli
Non si limitano ai cortei: fanno flash mob, blocchi stradali. Sono gli attivisti di Extinction Rebellion, raccontati da una di loro
bisogna agire, subito
Il loro simbolo è una clessidra, perché non c’è più tempo da perdere. Le richieste sono tre: dire la verità sul cambiamento climatico, dichiarare lo stato di emergenza, formare assemblee di cittadini estratti a sorte che impongano alla politica le misure da adottare. Sono gli attivisti di Extinction Rebellion (XR), l’altra faccia del movimento ambientalista. A differenza dei Fridays for Future lanciati da Greta Thunberg, coprono tutte le fasce di età e non si limitano a sfilare in corteo, ma praticano la disobbedienza civile non violenta: flash mob, blocchi stradali, scioperi della fame e della sete. Tra loro c’è Linda Gatto, 28enne della provincia di Venezia: ha studiato scienze dei materiali, ma vorrebbe fare la tatuatrice. «Prima militavo nei Fridays, ma quando ho conosciuto XR ho capito che faceva per me» dice. «Mi hanno convinto struttura e metodo: siamo organizzati in modo orizzontale, un gruppo per città. Niente vertici. Puntiamo a iniziative belle e d’impatto che spingano i passanti a riflettere». Linda è una dei 300 attivisti che hanno colorato Roma dal 7 al 14 ottobre, nella settimana di “ribellione internazionale”, convocata in tutte le capitali mondiali. Hanno manifestato davanti a Montecitorio, dieci di loro facevano lo sciopero della fame. I “ribelli” hanno incassato la solidarietà di Michael Stipe, frontman dei REM: «Quello che chiedono non è affatto troppo, ma è il giusto», ha detto incontrandoli in piazza. «La gente si fermava e si interessava a quello che avevamo da dire» racconta Linda. «Una coppia di anziani, guardandoci, si è commossa. C’è stato anche un blocco stradale, in zona villa Borghese, ma è durato poco: non abbiamo le forze per organizzare azioni come i blocchi dei ponti a Londra, che hanno reso famoso il movimento. E poi non vogliamo entrare in conflitto con la polizia». Tra gli obiettivi raggiunti, un incontro col ministro dell’ambiente Sergio Costa. «C’è rispetto, ma il suo Decreto clima non ci convince» spiega, «gli incentivi all’elettrico non sono la strada giusta, l’auto va abbandonata e basta. Prima si capisce e meglio è».