Questa tivù, tutta scettro e corona
Caterina di Russia, Elisabetta d’Inghilterra, ma anche Victoria. Il piccolo schermo pullula di principesse e regine, credibili e no. Ma sempre di successo
c’era una volta un regno
«È stata una delle monarche più longeve di tutti i tempi, una donna ferma e straordinaria: soprattutto, una pioniera in fatto di donne al potere». Così parla Helen Mirren a proposito di Caterina la Grande, leggendaria imperatrice di Russia protagonista dell’omonima serie in onda dal 1° novembre su Sky Atlantic. L’attrice britannica è pioniera di un trend in crescita: le serie dedicate alle royal-icone della Storia. È uscita nel lontano (televisivamente parlando) 2005 la miniserie Elizabeth I, in cui Mirren interpretava la regina shakespeariana. Un anno dopo è arrivato The Queen, un film per il cinema e non una serie, ma grazie al quale si è tenuta in allenamento (e, dettaglio non da poco, ha vinto un Oscar). Ora la nuova Caterina apre l’autunno/inverno in corso, e lancia un messaggio più moderno e femminista di quanto si creda: «Insegna che, se le donne ce la mettono tutta, possono fare qualsiasi cosa. Anche diventare imperatrici», afferma la sua interprete.
DIO SALVI QUEEN ELIZABETH
Elisabetta II, cioè quella ancora in carica, è l’altra colonna portante dell’annata di serie regali. The Crown 3, disponibile su Netflix dal 17 novembre, rilancia il mito vero e romanzato di Buckingham Palace, cambiando il volto della protagonista: non più Claire Foy, ma Olivia Colman, pure lei avvezza alla corona e agli Oscar (lo ha vinto quest’anno per il ritratto della debordante regina
Anna della Favorita). «Ho dovuto imparare a parlare come lei, a stare seduta come lei. E, soprattutto, a camminare come lei, che è stata la cosa più difficile: ho un portamento terribile!», ironizza la neo-star. Grande attesa per i rinnovati bisticci col principe Filippo (che ora ha il volto di Tobias Menzies) e con la sorella Margaret (Helena Bonham Carter); soprattutto, per l’ingresso in scena di Diana (interpretata dalla molto somigliante Emma Corrin).
PIÙ SEDUCENTI CHE SOVRANE
Se queste sono le punte di diamante della stagione, la tendenza, come si diceva, va avanti da un pezzo. Stando alla genealogia rigorosamente britannica, si è passati da The Tudors (2007), con l’Enrico VIII più sexy mai visto sullo schermo (era Jonathan Rhys Meyers), alla giovane Victoria (2016), con una protagonista (Jenna Coleman) molto più aggraziata dell’originale. In mezzo c’è stata Reign (2013), con una Maria regina di Scozia (Adelaide Kane) anche lei più seduttiva che strategica. Prima di The Crown, ideata guarda caso dallo stesso autore di The Queen, Peter Morgan, queste serie sembravano condannate a mostrare reali übersensuali. O a inventarsi intrighi hot di sana pianta. Vedi The Royals (2015), la più “scult” e divinamente trash del mazzo, con una matriarca (Liz Hurley) che deve destreggiarsi tra lo scettro e il letto. È la più spericolata delle operazioni in questo campo, ma anche quella che mette in primo piano ciò che davvero ci interessa, quando ci piazziamo davanti alle storie di sovrani e dintorni: il gossip. È successo pure con le monarchie straniere: dai Borgia (2011), guidati dal tenebroso Rodrigo (Jeremy Irons), a Versailles (2015) con un Re Sole (George Blagden) versione belloccio.
ARISTOCRATICI, MA COME NOI
Ora però siamo nell’epoca matura di questo storytelling nobiliare. Su Netflix è arrivato quest’anno Gli ultimi zar,
biografia classicona “made in Usa” di Nicola II (Robert Jack) e di sua moglie Alessandra (Susanna Herbert), più modernamente soprannominati Nicky e Alix. E al casato più famoso di Russia è ispirata The Romanoffs (2018), da recuperare su Prime Video. È una serie antologica, creata dallo showrunner di Mad Men
Matthew Weiner, che parte dalla fascinazione per gli zar e segue le tracce immaginarie dei loro discendenti oggi, dalle crociere a tema aristocratico all’adozione di pargoli siberiani. Il successo di queste storie? Vogliamo tutti credere di avere un po’ di sangue blu nelle vene. Se poi ci raccontano che i reali sono innamorati, invidiosi, arrabbiati, pigri (insomma: umani), beh, è anche meglio.