Salviamo le donne. E i loro figli
Il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne. Che colpisce sempre anche i bambini
Rifugiarsi, sentirsi accolte, non giudicate: è questo il bisogno fondamentale delle donne vittime di violenza familiare. In tre città, Milano, Roma e Napoli, questa chance è offerta da speciali centri di aggregazione: si chiamano Spazio donna e rappresentano il progetto chiave di WeWorld, onlus che difende i diritti dei bambini e delle donne in Italia e nel Mondo, promotrice dell’omonimo Festival: si svolge a Milano, dal 23 al 25 novembre, in concomitanza con la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. «I crimini non sono il risultato di un raptus, ma di un sistema culturale da scardinare», sostiene Marco Chiesara, presidente di WeWorld. «Per contrastarlo, occorre discuterne: spettacoli ed eventi servono a tenere la luce accesa sul fenomeno». La violenza, fisica ma anche psicologica, si ripercuote sui figli, testimoni impotenti dei soprusi. Il rischio è che, se non si affronta quel trauma, una volta adulti, adottino gli stessi comportamenti. E invece questa catena intergenerazionale si può spezzare, far capire loro che si può vivere una relazione di rispetto. «I bambini arrivano nelle nostre strutture insieme alle madri che vivono una situazione di disagio, dove le botte sono l’ultimo step» spiega Marta Mearini, coordinatrice dello Spazio Donna di San Basilio, quartiere difficile della capitale. «Spesso però bisogna smontare un meccanismo di difesa, messo in atto dalle stesse madri, che tendono a convincersi che i figli non soffrono, magari per “salvare” la famiglia».
UN AIUTO PER MADRI E FIGLI
Colloqui di sostegno, psicoterapia, ma anche sedute di yoga e partecipazione a eventi come gite e mostre, puntano all’empowerment, alla consapevolezza di sé e delle proprie scelte. «Allo stesso tempo, ai bambini vengono proposti laboratori creativi, narrazione di favole e giochi di ruolo, per aiutarli a elaborare la sofferenza. È accaduto alle figlie di 7 e 10 anni di Anna (nome di fantasia), convinta che le piccole non si fossero mai accorte di nulla finché, durante un incontro con la specialista, sono scoppiate a piangere al ricordo di quanto fossero state male. Bisogna trovare le parole per raccontare il dolore, attraversarlo e così superarlo». Quasi un lieto fine per Anna, che si è allontanata dal compagno violento. Non tutte ce la fanno, fino alle estreme conseguenze, i femminicidi: 92 in Italia in un anno (dato fermo a luglio). Un’emergenza che ha spinto il Governo ad approvare una legge per sostenere i parenti che si prendono cura degli orfani. È del febbraio 2018, ma a tutt’oggi mancano i decreti attuativi per renderla efficace. E così, niente finanziamenti.