Nel nome del pianeta e di Greta Thunberg
Giovani e di nazionalità diverse, combattono la loro serissima battaglia in piazza, sui blog, su Instagram. Non provate a fermarle
tutte per una, una per tutte È nata il 3 gennaio, lo stesso giorno di Greta Thunberg: coincidenza o destino? Federica Gasbarro, 24 anni, portavoce dei Fridays for Future romani, è “emozionata e onorata” mentre sta per salire sul palco del Forum WWP/The European House - Ambrosetti di Milano dedicato allo sviluppo sostenibile. Per lei è stato tutto travolgente, velocissimo: «Alla prima manifestazione eravamo in 20, poi siamo diventati 200mila. Stiamo facendo la rivoluzione!
Il rispetto dell’ambiente per me è un valore da sempre, l’ho vissuto in famiglia. Mia madre raccoglieva ogni piccolo pezzo di plastica da terra. Mio padre andava al lavoro solo in bici. Mi sono iscritta a biologia per diventare scienziata e dare il mio contributo. Poi è scoppiato il caso Greta - ci siamo incontrate quando è venuta a Roma e ci teniamo in contatto via email e ho capito che potevo fare subito qualcosa. Sono scesa in piazza».
UN PROGETTO AMBIZIOSO Federica è anche l’unica italiana scelta per lo Youth Summit del 21 settembre scorso, vertice Onu riservato ai giovani impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici. «Mi sono candidata compilando un’application sul sito Onu. La call, aperta ai ragazzi tra i 18 e i 29 anni, chiedeva di presentare “progetti ambiziosi”. Ho proposto il fotobioreattore anulare. Si tratta di questo: ci sono alghe che
“mangiano” l’anidride carbonica e possono ripulire l’aria nelle zone particolarmente inquinate. Sono raccolte in cilindri verticali come acquari che occupano poco spazio e possono essere usati anche in architettura». Per un po’ gli amici l’hanno presa in giro. Poi è arrivata la chiamata dagli Usa e «non ci potevo credere! È stato sconvolgente trovarmi lì, in mezzo a tanti altri, alzarmi e parlare. Conoscere ragazzi di tutto il mondo che combattono la mia stessa battaglia». Leggeremo questo e altro nel libro che Federica sta scrivendo e che uscirà nel 2020 per Piemme. Nel frattempo la rete dei movimenti si allarga.
CI SI VEDE SU INSTAGRAM Le attiviste americane sono anche più giovani di Greta. Haven Coleman è dodicenne, Alexandria Villaseñor ne ha compiuti 14, Isra Hirsi e Maddy Fernands 16, e insieme hanno fondato Climate Strike U.S. al grido There is no Planet B. Mentre la World Organization for International Relations di Emilia Lordi-Jantus, ex funzionaria Onu, segnala le cinque attiviste più presenti sui social. Manuela Barón (@ thegirlgonegreen), 23, americanocolombiana promuove una vita a minimo impatto e un’etica zerorifiuti: «Prima di comprare, usa tutto ciò che hai, bio oppure no. Rivedere le nostre abitudini significa ridurre gli scarti: la cosa più sostenibile da fare con gli oggetti non ecologici che possiedi è usarli». Elizabeth Farrell, (@ glacier996girl), londinese, 22 anni, ha sviluppato la sua coscienza ambientalista a partire da un progetto scolastico sui ghiacciai e collabora alla campagna Save The Arctic di Vivienne Westwood. Imogen Lucas (@sustainably_ vegan), la più “vecchia” (28), ha creato il Low Impact Movement, che si batte per uno stile di vita minimalista, vegano, anti-spreco. Tolmeia Gregory, 19 anni, (@gregorymasouras) gestisce il blog Tolly Dolly Posh da quando ne aveva 11 e si definisce “attivista di moda etica e sostenibile”. Jamie Margolin (@Jamie_Margolin), 17 anni, di Seattle, una potenza anche su Twitter, a 15 ha fondato Zero Hour organizzando proteste e scioperi per il clima. Ha anche denunciato il governo americano perché Donald Trump rifiuta di prendere provvedimenti. Per il suo coraggio ha ottenuto il premio Mtv Ema Generation change. «Quando vedo un posto di grande bellezza» dice, «la sensazione è dolceamara, perché so che non esisterà più quando sarò grande. Ogni cosa bella che vedo è un triste ricordo di ciò che stiamo perdendo». Ma forse no, grazie a quelle come lei. Come Greta. Come Federica.