Al Pacino e Robert De Niro Ancora una volta, insieme
È il loro quarto film in coppia, il primo diretto da Scorsese. Due totem del cinema si raccontano. E si ridono addosso
in scena da 50 anni
Sneakers nere slacciate, camicia fantasia e codino da hippie l’uno. Polo blu e giacca grigio scuro d’ordinanza l’altro. Se i vestiti parlano, non è difficile capire che Al Pacino e Robert De Niro hanno personalità molto diverse. Chiacchierone il primo («Fermatemi se esagero»), stringato il secondo. De Niro si accalora solo quando si tratta di parlare di Donald Trump: «Il presidente degli Stati Uniti è un gangster, pensa di poter fare tutto quello che gli pare e di bullizzare chi la pensa diversamente da lui. Non vedo l’ora che vada in galera». Dal 27 novembre, su Netflix, li vedremo insieme in The Irishman, il nuovo film di Martin Scorsese. Due leggende del cinema.
BORN IN NEW YORK CITY
De Niro, 76 anni, sette nomination agli Academy Award, due vittorie (per Toro scatenato e Il padrino parte II), Pacino, tre anni più grande, otto candidature e una statuetta conquistata (per Profumo di donna), sono nati e cresciuti a New York da famiglie italo-americane e si conoscono da
più di cinquant’anni. «Ci siamo incontrati la prima volta nel 1968» racconta Al Pacino, «anche se non ci vediamo spesso, ogni volta il legame fra di noi si ricrea immediatamente».
E TRA LORO, MARTIN
In realtà, le loro carriere si sono incrociate meno di quanto ci si aspetterebbe. Quattro i film ai quali hanno preso parte entrambi.
Ma nel primo, Il padrino parte II di
Francis Ford Coppola, del 1974, non avevano neppure una scena insieme: De Niro era la versione giovane di don Vito Corleone (Marlon Brando lo interpretava da anziano) e Pacino era il figlio. Mentre in Heat-La sfida di Michael Mann, uscito vent’anni dopo, s’incontravano solo in una scena, quella, famosissima, al ristorante. E le loro facce non apparivano mai nella stessa inquadratura. Prima di The Irishman avevano fatto coppia per davvero solo in Sfida senza regole, ma fu un disastro: la critica lo definì uno dei peggiori film del 2008 e Al Pacino venne nominato ai Razzie award, gli Oscar per le peggiori interpretazioni. The Irishman, inoltre, è il loro debutto in coppia con Martin Scorsese. Se per De Niro si tratta della decima collaborazione, per Al Pacino, che negli anni 70 aveva rifiutato il ruolo del protagonista in Taxi driver che andò proprio a De Niro, è la prima volta con Scorsese.
«In passato era successo in un paio di occasioni che parlassimo di un film da fare insieme. Del progetto su Modigliani, in particolare. Ci abbiamo lavorato per un anno, ma poi non se n’è fatto nulla».
PERSONAGGI REALI
In The Irishman, gangster movie incentrato sul tempo, sull’invecchiare, De Niro interpreta il sicario Frank Sheeran, mentre Al Pacino è il sindacalista Jimmy Hoffa: due personaggi reali, legati da una complicità criminale ma anche da sincera amicizia. «Abbiamo avuto l’opportunità di esplorare di nuovo un rapporto simile a quello che univa i nostri personaggi in Heat. Raccontare il loro legame è stato facile», dice Pacino. De Niro definisce il film un’occasione speciale. «Ho sempre amato lavorare con Martin» dice, «e mi spiace di aver dovuto rinunciare a un paio di altri film con lui per via dei miei impegni. Dieci anni fa gli diedi il libro sulla vita di Frank Sheeran, l’idea piaceva a tutti e due, ma non è stato facile mettere insieme questo progetto. Mi auguro che ci sarà ancora modo di collaborare, ma so che non ci sarà più un altro film come questo».
COM’ERI, A 40 ANNI?
The Irishman è costato 140 milioni di dollari e ha utilizzato una tecnologia all’avanguardia per ringiovanire i volti dei due interpreti. «All’inizio si era parlato di altri attori per la versione giovane dei nostri personaggi» racconta De Niro, «ma questa tecnica era arrivata a un punto tale di perfezionamento da convincerci a utilizzarla». Rivedersi giovani, li ha portati con i ricordi agli inizi della carriera? Dice De Niro:
«Mi sono chiesto che possibilità potrebbero aprirsi con queste nuove tecnologie, che ruoli potrei interpretare con questa immagine malleabile». «Quello che è stato meno bello» interviene Pacino, «è aver avuto un coach che ci ricordasse come ci si muove a quarant’anni, come si sta dritti con la schiena. Abbiamo riso parecchio sul set. Però non penso di essere cambiato molto da allora. Col tempo sviluppi una tua tecnica, hai l’esperienza che ti aiuta ma, a volte, il lavoro occupa lo spazio di cui avresti bisogno per trovare un progetto che ti interessa. Per questo, di quando in quando, ti serve una pausa per guardarti intorno e chiederti: “Che cosa c’è là fuori per me?”. A volte penso di non sapere niente di recitazione. Ed è bello così. Sono convinto che il desiderio conti più del talento».