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Viaggi Ti porto lontano dal solito Egitto

Crociera in “boutique boat” sul lago Nasser, più safari in jeep nel Sahara (oasi compresa, ma senza folle di turisti)

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Abu Simbel è uno di quei posti che quando te lo trovi davanti ti gira la testa. Le quattro statue (anche se è meglio dire tre e mezza, visto che una è in parte crollata) alte 30 metri del faraone Ramses II, che da più di 3000 anni guardano serafiche l’orizzonte, sono davvero tanta roba. Come tanti sono i turisti con i quali sgomitare per scattare una foto. La buona notizia per chi non ama l’affollamen­to è che il sud dell’Egitto riserva altri siti di grande suggestion­e. Poco visitati, perché ci si arriva solo navigando sulle acque del lago Nasser. Sempre nell’ottica di non dividere il mio spazio vitale con troppa gente, per la crociera sul Nasser scelgo la nave più piccola che offre il mercato. Si chiama Saï, ha solo sei cabine ed è una tradiziona­le dahabiya (imbarcazio­ne a fondo piatto) costruita in legno di mimosa ed eucalipto. L’allure da boutique hotel si ritrova nelle cabine con terrazza privata e negli arredi etno-chic; mentre un tocco eco compatibil­e glielo danno i pannelli solari dai quali è alimentata.

PRONTI A SALPARE?

Il Nasser, uno dei laghi artificial­i più grandi al mondo, ha fatto traslocare un sacco di gente. Quando, negli anni 60, è stata costruita la diga di Assuan per imbrigliar­e le acque del Nilo in un bacino artificial­e e dare così energia idroelettr­ica all’Egitto, sono state allagate migliaia di case, qui in Nubia (come si chiama questa regione all’estremo sud del Paese). Abdul, il capitano della Saï, mi indica il punto ormai sommerso dove sorgeva il suo villaggio di origine.

E se migliaia di nubiani hanno dovuto fare armi e bagagli, pure i siti archeologi­ci sono stati spostati (Abu Simbel incluso). Gli antichi templi salvati dalle acque sono il clou delle visite durante la navigazion­e di tre giorni sulla Saï da Abu Simbel ad Assuan. Senza nessun altro turista intorno, attracchia­mo sulle sponde del lago per visitare Amada, costruito ben 200 anni prima di Abu Simbel, e Derr, fatto edificare dal solito Ramses II. Sempre a lui si deve anche quel capolavoro del tempio di Wadi el Sebua, con il cortile dove ci sono sfingi a far la guardia alla sala interna ricca di bassorilie­vi colorati. Il terzo giorno, per pranzo, la Saï attracca su una spiaggia deserta dove facciamo il bagno nelle acque cristallin­e, mentre

Abdul e il resto della crew imbandisco­no la tavola sotto un gazebo. La crociera finisce ad Assuan, dove c’è un luogo che racconta la storia più recente dell’Egitto (tinta di giallo!).

NILO IN CINEMASCOP­E

Grande dame dell’hÔtellerie egiziana, l’Old Cataract se ne sta disteso sulle rive del Nilo dal 1899. Nelle sue camere in stile coloniale hanno dormito da Winston Churchill a Lady Diana, e qui Agatha Christie ha scritto Assassinio sul Nilo. L’hotel è anche location dell’omonimo film del 1978 con il supercast che spazia da Peter Ustinov a Bette Davis, per non dire di Mia Farrow. E c’è da scommetter­e che il Cataract comparirà anche nel nuovo

Assassinio sul Nilo diretto da Kenneth Branagh in uscita nel 2020. Per i fan di Agatha Christie, nell’albergo sono conservate la scrivania e la sedia a dondolo preferita dalla giallista. Con 20 si può visitare l’hotel e gustarsi un drink sulla terrazza con vista sul Nilo, come faceva Hercule Poirot.

DESERTO IN BIANCO E NERO

Il volo Assuan-Cairo dura un’ora e mezza (e con con Egypt Air costa da 120). Dalla capitale egiziana, per raggiunger­e l’oasi di Bahariya, inizia l’avventura. Il trasferime­nto in auto è lungo cinque ore, due delle quali spese per attraversa­re i nuovi quartieri residenzia­li del Cairo che stanno conquistan­do il deserto. Una volta arrivati nell’oasi, però, la pace è totale. Scelgo come base lo spartano ecolodge Desert Rose, immerso in un palmeto e a pochi passi da una delle sorgenti d’acqua termale calda per cui è famosa

Bahariya. L’oasi è celebre anche per essere la base di partenza per visitare il Deserto Nero e il Deserto Bianco. Il primo è formato da montagne coniche che si perdono fino all’orizzonte e sono spolverate da pietre color dell’ebano.

Il Deserto Bianco, invece, è una fetta di Sahara dove sembra sia appena nevicato. Calcare e gesso modellati dal vento hanno creato sculture naturali di ogni forma: ci sono la Sfinge, il Fungo, l’Albero e la gallina... Tra i miracoli geologici della zona mi trovo davanti anche la Montagna di Cristallo, che brilla al sole come una gioielleri­a visto che è formata da blocchi di quarzo beige, e la stupefacen­te Valle di Agabat: guglie e pinnacoli che fluttuano tra alte dune di sabbia dorata. Tornata nell’oasi, mi rilasso immergendo­mi nella pozza di acqua termale (ingresso gratuito), mentre le stelle si accendono una a una sulla mia spa a cielo aperto.

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In feluca sul Nilo, ad Assuan
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2. Le “sculture” naturali chiamate l’Albero e la gallina, nel Deserto Bianco.
3. Le montagne di origine vulcanica del Deserto Nero, a breve distanza dall’oasi di Bahariya.
1. Il tempio di Wadi el Sebua, nella valle dei Leoni, sulle rive del lago Nasser. 2. Le “sculture” naturali chiamate l’Albero e la gallina, nel Deserto Bianco. 3. Le montagne di origine vulcanica del Deserto Nero, a breve distanza dall’oasi di Bahariya.
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 ??  ?? 4. Il tempio di Ramses II, ad Abu Simbel.
5. Un paesaggio sul lago Nasser.
6. Il ristorante 1902, all’interno dello storico hotel Sofitel Legend Old Cataract di Assuan. 7. Datteri a essicare al sole nell’oasi di Bahariya.
8. La barca Saï in rada sul Nasser.
4. Il tempio di Ramses II, ad Abu Simbel. 5. Un paesaggio sul lago Nasser. 6. Il ristorante 1902, all’interno dello storico hotel Sofitel Legend Old Cataract di Assuan. 7. Datteri a essicare al sole nell’oasi di Bahariya. 8. La barca Saï in rada sul Nasser.
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Eskaleh, guesthouse di Abu Simbel
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