Daniel Craig «Ho fatto 007 per anni... pagano bene»
Ama scherzare Daniel Craig. Che saluta James Bond e si butta in un giallo alla Agatha Christie
È tempo di nuove avventure
«Sono un vecchietto di 51 anni, era ora che andassi in pensione!»: scherza subito Daniel Craig riferendosi a No Time to Die (nei cinema italiani l’8 aprile), che sarà la sua quinta e - soprattutto ultima apparizione nel ruolo di James Bond, il mitico agente segreto al servizio di sua maestà. Chi si aspettava di trovarlo un po’ giù di tono si è sbagliato di grosso. A tenere alla larga la nostalgia probabilmente c’è anche il suo nuovo personaggio, il detective privato Benoit Blanc, uno che non conosce arte marziale e, come muscolo, usa solo il cervello (altro che 007!). Ruota intorno alle sue brillanti deduzioni Cena con delitto Knives out, che il regista Rian Johnson ha girato ispirandosi ai raffinati meccanismi gialli creati da Agatha Christie per i suoi famosi investigatori, Hercule Poirot e Miss Marple. Benoit Blanc sembra proprio un mix tra i due. Al suo fianco, celeb a mazzi (tra cui Chris Evans e Jamie Lee Curtis) e l’attrice cubana Ana de Armas, che interpreta la badante di uno scrittore di thriller, patriarca della famiglia Thrombey (Christopher Plummer), e che diventerà la vera protagonista del film. Craig la conosce bene: Ana è anche Paloma, una delle tre Bond girl di No Time to Die.
Sei stato tu a raccomandare Ana per il nuovo film di 007?
«Mi sarebbe piaciuto, ma non ho fatto in tempo. Qualunque filmaker conosca Ana, dopo aver notato quanto è bella, si rende conto di quanto è brava. Io ho potuto solo confermare a Cary Fukunaga, il regista di No Time to Die, che sarebbe stata una Bond girl assolutamente perfetta». Una cosa che non si sa di te?
«Volevo diventare un attore teatrale. Come tutti i miei colleghi inglesi, da giovane ho bazzicato molto William Shakespeare, che è una specie di malattia infettiva che ti colpisce propria nell’età della crescita: il mio esordio è avvenuto in Troilo e Cressida, nella parte di Agamennone». Quali compagni di scuola famosi hai avuto? «Ewan McGregor, Damian Lewis, Joseph Fiennes. Mio padre invece ha studiato con John Lennon».
Ti ricordi il primo film di James Bond che hai visto? «Certo: Vivi e lascia morire con Roger Moore, insieme a mio padre. Mia madre, insegnante d’arte, aveva gusti un po’ più sofisticati».
Roger Moore e Sean Connery sono gli attori che hanno interpretato più film di Bond, rispettivamente 7 e 6. Tu invece, con 5 in 13 anni, hai il record di 007 più longevo. Ne vai fiero? «Probabilmente sono solo stato il più paziente, o semplicemente il più interessato ai soldi (ride, ndr)».
Dalle tue risposte si capisce che ami l’umorismo british. Anche in Cena con delitto fai sfoggio di battute. Come mai, allora, hai girato così poche commedie? «Perché nel mio mestiere vale soprattutto il successo che hai. Si tende ad andare sul sicuro, replicandolo all’infinito, a non sfidare la sorte. Il più sorpreso di essere diventato uno specialista di film d’azione sono proprio io».
A parte quelli inventati di Agatha Christie, quali altri detective hai studiato per prepararti?
«Quelli dei telefim che vedevo da bambino: il tenente Kojak e il tenente Colombo».
Martini, Vodka, Aston Martin. Dopo tanti anni hai finito per condividere i gusti di James Bond? «Ma lo vedi come sono vestito quando non recito (maglione e niente giacca, ndr)? Francamente non sono per niente attento alle apparenze». Se potessi abolire un particolare dai film di Bond? «Sicuramente le armi. Le odio: maneggiarle mi mette a disagio».
Ora che è arrivato il momento, ti piacerebbe poter scegliere il tuo successore?
«Per carità, non ci penso per niente. Stupitemi voi…».