TuStyle

Eniola lascia la Juventus, ma non fa notizia

Eniola Aluko, calciatric­e profession­ista, giocava a Torino. Se n’é andata accusando l’Italia di razzismo e avanzando qualche serissima proposta

- di clelia pescatori

ci vogliono le ragazze per dire la verità

Eniola Aluko, attaccante inglese di origine nigeriana che gioca(va) nella Juventus, ha annunciato sul blog che scrive per The Guardian che tornerà in Inghilterr­a sei mesi prima della fine della stagione (e del contratto). Siccome alle ragazze non è consentito avere un solo talento, Eni Aluko è laureata in legge, ha scritto un libro (They don’t teach this, uscito solo in UK) ed è in grado di articolare ragionamen­ti rigorosi. A Torino l’esperienza sportiva è stata un successo, quella umana un’umiliazion­e: siccome non vuole vivere in un paese in cui i negozianti la trattano come una ladra e all’aeroporto la perquisisc­ono ogni volta «neanche fossi Pablo Escobar», ha deciso di andare a crescere altrove. La sindaca Chiara Appendino ha replicato che non è vero: Torino non è così, perché la difesa è il miglior attacco di chi ha paura di perdere. Il resto dell’Italia ha fatto spallucce. Ora, immaginate cosa sarebbe successo, se un addio del genere lo avesse dato Cristiano Ronaldo. Parafrasan­do Tarantino: rispetto a quello dei maschi, il calcio femminile «non è lo stesso campo da gioco, non è lo stesso campionato, non è neanche lo stesso sport». Ma il disinteres­se per il disagio di una ragazza discrimina­ta non è il punto più basso di questa storia. Come aveva denunciato proprio Eniola Aluko in un altro articolo il problema vero è che il razzismo non fa scalpore. Mai. Può provocare un’ondata di commenti accigliati se diventa impossibil­e ignorare il coro animale sugli spalti, ma di conseguenz­e reali neanche l’ombra. «Quando ci sono incidenti razzisti in serie A oppure in Premier League, perché non chiudiamo gli stadi?» scriveva Aluko. «I gesti simbolici francament­e non servano a niente. Chiudendo gli stadi, invece, si colpiscono i tifosi e si intaccano i profitti. Al momento, ci sono squadre che ricevono multe più salate per essere arrivate in ritardo che per episodi di razzismo». Ci vogliono le ragazze per dire la verità: l’unico colore degno di rispetto, nel calcio, è quello dei soldi.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy