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Antonino Cannavacci­uolo «Il mio segreto? Mi sporco le mani»

Stracompet­ente ma senza spocchia, Antonino Cannavacci­uolo torna a MasterChef (dal 19 dicembre su Sky). Riscaldate i fornelli

- Adesso, fuori le novità. di mattia carzaniga Sei anche un sex symbol..

morto un talent...

... se ne fa un altro. Chiuso questa settimana su Sky Uno Antonino Chef Academy, riecco Cannavacci­uolo a MasterChef Italia, tutti i giovedì sullo stesso canale. «Scrivilo: è l’edizione in cui mi sono divertito di più». Fatto.

«Nuove prove, una nuova linea di cucina. Ma la vera novità è la preparazio­ne dei concorrent­i. I primi anni, dicevo roner e mi chiedevano: “Cos’è?”. Oggi sono loro a suggerire l’uso di certi macchinari».

Sono stati show come questo ad avvicinare la gente alla cucina?

«Hanno favorito il ritorno del gusto. Per anni si è pensato alla velocità e alla quantità, nella distribuzi­one del cibo, non al sapore. Ora si sta attenti alla provenienz­a degli ingredient­i. E anche l’elettricis­ta o il meccanico s’iscrivono a corsi di cucina o di sommelier. L’importante è non sentirsi subito dei profession­isti: non basta mettersi un camice per diventare dentista».

Il mondo della cucina, oltre che fuori, è cambiato “da dentro”?

«Con Internet va tutto più veloce. Un tempo le novità duravano più a lungo. Per scoprire la cucina di uno chef dovevi viaggiare, scoprire materie prime sconosciut­e. Ora t’inventi un piatto e dopo sei mesi ha già stancato. È più difficile, ma anche più stimolante. Non puoi dire “ho creato” e fermarti.

Devi aggiornart­i sempre».

Tra le cose che ci ha insegnato MasterChef, è che tra cuochi c’è grande solidariet­à.

«È così. Tra noi c’è una bella amicizia perché siamo profession­isti. Tutti sappiamo che il cibo è un’esperienza personale: dai a due chef gli stessi ingredient­i per fare uno spaghetto al pomodoro, e verranno fuori due piatti totalmente diversi». Il piatto a cui non potresti rinunciare?

«Qualsiasi piatto buono. Pure un toast. Mi sono stancato dei sapori deboli. Non dobbiamo mangiare per mangiare». Il piatto che invidi a un collega?

«Invidio chi ha creato la pizza. È un’invenzione mondiale, mette d’accordo tutti».

Come te. Sei il giudice-pizza: a nessuno sta antipatico Cannavacci­uolo.

«Il fatto di avere tanti “tifosi”, dai bambini agli anziani, m’ha fatto riflettere. Forse è perché io sono quello che si sporca le mani. Non ho l’arroganza di dire “fai”, e poi stare a guardare. L’esempio è il più grande insegnamen­to».

«Questo lo dovete dire voi (ride). Però mi fa piacere». Anche a tua moglie?

«È una donna intelligen­te, non va dietro a queste cose. Abbiamo un percorso di vita e lavoro insieme. E, quando ci sono obiettivi comuni, è difficile cadere».

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ANTONINO CANNAVACCI­UOLO (44)

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