Checco, ci ha proprio spiazzati
L’ultimo film di Zalone non fa ridere come gli altri, è molto politico. Ma incassa ancora di più
sovranista o antirazzista?
30 milioni nel primo weekend (lungo) nelle sale, più di tre milioni di spettatori in cinque giorni, record dei record “presso se stesso” (il precedente primato era detenuto dallo stesso autore). Con questi numeri, Checco Zalone mette tutti d’accordo? Certo che no. L’Italia è il Paese che amiamo pure per questo. Tolo Tolo al box office sfonda ogni muro. Eppure, a sorpresa o forse no, divide le platee. La prima piega che ha preso il film del pugliese dalle uova d’oro è stata politica: il teaser trailer con Immigrato, cioè il ritornello à la Celentano in cui Checco canta quant’è stufo di dare spiccioli ai migranti al semaforo, era un chiaro sfottò ai sovranisti scambiato (soprattutto a sinistra) per istigazione alla xenofobia. Poi è arrivato il film vero e proprio, e la vicenda s’è complicata. Spieghiamolo ai pochi che ancora non sono andati al cinema: lo sfaticato Checco, sempre lui, si ritrova a lavorare in un villaggio vacanze in Kenya e, dopo lo scoppio di una guerra civile, è costretto a fare il viaggio dall’Africa all’Europa insieme a chi vuole scappare dal proprio Paese in fiamme. La commedia, nei fatti profondamente antifascista e antirazzista, è ancora nell’occhio di chi guarda. Ma stavolta le parti si sono politicamente invertite: da una parte si leggeva «Bello e coraggioso. Meglio dei precedenti. Bravo Checco Zalone» (l’ex premier dem Enrico Letta), dall’altra «Zero applausi alla fine. Oltretutto anche scarso e noioso. Servirebbe soddisfatti o rimborsati» (il “fratello d’Italia” Ignazio La Russa). Sono arrivati i pezzi grossi dell’intrattenimento a difenderlo: «Spiazzante, geniale. BELLISSIMO», ha twittato Fiorello. E poi si sono mosse penne illustri, per cavare il pelo dall’uovo (ricordiamolo: d’oro): «Vorrei nei politici di sinistra la metà del coraggio dimostrato da Checco Zalone, la stessa libertà di rischiare il gelo ai titoli di coda perché ha preferito il senso al consenso», ha commentato Michela Murgia su Twitter;
«Il divertente trailer è un’operazione volutamente furbesca, suggerisce un contenuto anti-immigrazione in chiave ironica, il film spiazza per l’atteggiamento buonista e antirazzista», ha scritto Beppe Severgnini sul Corriere della Sera. Chi non è mai stato interpellato, in questi giorni di accesissimo dibattito, resta il pubblico. Che, tra commenti social pro («Vogliamo Checco a capo del governo!») e contro («Non fa più ridere come un tempo!»), continua ad affollare le sale. E se quel geniaccio di Zalone avesse previsto tutto?