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Joaquin Phoenix

Joker mi ha spezzato il cuore...

- di valeria vignale

l’americano fenice

Un fratello che si chiamava Fiume (River). Tre sorelle battezzate Pioggia, Libertà ed Estate (Rain, Liberty, Summer). Due genitori “peace and love” che nei fantasiosi anni 70 si erano cambiati il cognome in Phoenix, cioè Fenice. In una famiglia così eccentrica, Joaquin, terzo di cinque figli, dev’essere arrivato in uno sprazzo d’insolita normalità. Un nome come il suo sembra nato per giocare a “trova l’intruso” ma il piccolo Joaquin, che amava correre tra gli alberi e diverso non voleva essere, si è fatto chiamare Foglia (in inglese Leaf) fino ai 15 anni. Ed è rimasto un originale per tutta la vita e i suoi oltre 40 film. Compreso Joker di Todd Phillips che, il 9 febbraio, potrebbe fargli vincere il suo primo Oscar come miglior attore dopo tre nomination e una carrellata di personaggi tra i più folli, sofferenti e squilibrat­i del miglior cinema recente. Merito di una storia personale degna, anche quella, di una pellicola hollywoodi­ana.

GOLDEN (E GREEN) GLOBE

Nel nome di Leaf e della filosofia verde di famiglia, il 45enne attore california­no è oggi un attivo ecologista che si è speso contro i cambiament­i climatici anche agli ultimi Golden Globe. «Ringrazio l’Hollywood Foreign Press per il menu vegano di questa serata: è una scelta coraggiosa» ha detto ricevendo la statuetta per Joker. «Ma dobbiamo tutti fare di più per il pianeta». Lui si è pure fatto arrestare, il 10 gennaio scorso, durante una marcia a Washington: ha aderito ai Fire Drill Fridays per protestare, con Susan Sarandon e Jane Fonda, contro i consumi e le multinazio­nali che provocano il climate change. A crederci insieme a lui è l’attrice che gli ha rubato il cuore nel 2016, Rooney Mara, prima fidanzata stabile dopo anni di inquietudi­ne amorosa. «In una donna cerco la dolcezza e la semplicità. Quando non lavoro le mie giornate sono veramente noiose, non posso stare con una che cerca la mondanità» dice. Solo l’ecologia lo muove. È animalista da quando, bambino, vide squartare dei grandi tonni appena pescati. Un’infanzia tutta natura e “on the road”, quella di Joaquin e dei suoi fratelli. Dopo aver vissuto in varie comunità hippie degli Usa, i suoi genitori si sono trasferiti in Venezuela per fare i missionari nella setta religiosa Bambini di Dio. Qualche anno dopo sono tornati, delusi, negli Stati Uniti. Siamo nel 1977 e Joaquin ha 4 anni. Il cognome della famiglia viene legalmente cambiato da Bottom a Phoenix, sperando in una rinascita sulla scia mitologica dell’araba fenice, che risorge dalle proprie ceneri. Ma visto che non navigano nell’oro, i cinque figli iniziano a esibirsi per strada, ballando e cantando, a Los Angeles. Finché vengono notati da qualche produttore. A 8 anni Joaquin recita insieme al fratello 12enne nella serie Sette spose per sette fratelli. A 10 in un episodio di Hill Street Blues. «Ricordo ancora il provino. Ero in una stanza da solo in mezzo agli adulti e a un certo punto mi hanno guardato in modo diverso: ho avuto la netta sensazione di aver fatto colpo» ha raccontato in un’intervista al programma americano 60 Minutes. Dove per la prima volta in tanti anni ha ricordato la tragedia di River, morto di overdose a 23 anni davanti a lui, che

ne aveva 19, in un locale di Los Angeles una sera del 1993. In quegli anni era proprio River la star di famiglia. Lo era diventato a 16 anni grazie al film Stand by Me - Ricordo di un’estate di Rob Reiner. Era il volto di Belli e dannati di Gus Van Sant, che gli aveva fatto vincere la Coppa Volpi a Venezia e l’aveva trasformat­o in una specie di mito giovanile. «Ma in famiglia non ci eravamo resi conto di quanto fosse celebre: a casa nostra non giravano giornali» continua Joaquin. «All’improvviso ci siamo trovati gente che cercava di entrarci in casa, elicotteri che volavano sopra la testa, cosa che ha reso il nostro lutto ancora più doloroso. È sempre stato difficile parlarne, per me. Ora posso dire che River mi ha fatto capire la forza del cinema e, in ogni film che ho girato, ho sentito la sua presenza».

IL VOLTO DELLA FURIA

L’attore california­no ha dato il volto ai tipi che gli americani chiamano “weirdo”, quelli un po’ fuori di testa che prima di lui toccavano spesso a Jack Nicholson (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Shining). «C’è chi dice che mi riescono bene perché ho avuto esperienze simili. Ma la verità è che mi spezzano il cuore» sostiene lui. Che però i suoi problemi di equilibrio li ha avuti, eccome. Nel 2005 è stato in rehab per uscire dall’alcolismo, proprio come succede al protagonis­ta di Don’t Worry di Gus Van Sant. Sono i personaggi più svitati a fruttargli premi e plausi. Il vendicativ­o veterano di guerra di A Beautiful Day di Lynne Ramsay (miglior attore al Festival di Cannes 2017). Il sociopatic­o Freddie Quell manipolato da un guru in The Master di Paul Thomas Anderson (candidatur­a all’Oscar nel 2012). A Joker, il “villain” più iconico della cultura pop, Phoenix

ha regalato tutte le possibili sfumature di infelicità, dalla risata isterica che gli scatta per un disturbo mentale (una risata che è già cult) alla rabbia che si trasforma in furia e violenza. «Mi è impossibil­e spiegare come mi calo nei ruoli. Sul set sono pietrifica­to dalla paura di non riuscire a esprimere tutto quello che vorrei». Potrebbe vincere anche l’Oscar al peggior carattere. Ai festival è una mina vagante, capace di lasciare a metà conferenze o interviste. «D’altronde neppure Michelange­lo era un tipo particolar­mente socievole. Neanche John Lennon» dice lui. «Quando cerchi di creare qualcosa, devi farlo da solo, dentro di te. Il tuo vero scopo non è socializza­re ma cercare di toccare il sole». E forse non è ironico.

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 ??  ?? Joaquin Phoenix in Joker e, sopra, con Susan Sarandon (73, a sinistra) e Jane Fonda (82, a destra) alla manifestaz­ione contro il climate change di Washington dove è stato arrestato, il 10 gennaio.
Joaquin Phoenix in Joker e, sopra, con Susan Sarandon (73, a sinistra) e Jane Fonda (82, a destra) alla manifestaz­ione contro il climate change di Washington dove è stato arrestato, il 10 gennaio.
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Con la fidanzata Rooney Mara (34)
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1 JOAQUIN STORY 1. A 10 anni con la sorella Summer e Angela Lansbury in La signora in giallo. 2. A 21 anni con Casey Affleck (al centro) e Alison Folland nel film Da morire di Gus Van Sant. 3. A 26 anni ha interpreta­to il figlio e assassino di Marco Aurelio in Il gladiatore di Ridley Scott. 4. A 31 anni nel ruolo di Johnny Cash in Quando l’amore brucia l’anima di James Mangold.
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Dall’album di famiglia. Joaquin (a sin.) con la madre Arlyn e il fratello River, a New York negli anni 80. River, diventato celebre a 16 anni per il film Stand by me (1986), è morto per overdose nel 1993.
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