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Guerra, politica e lavoro sul tappeto rosso degli Oscar

Non solo fiction: i cinque documentar­i che si contendono la statuetta agli Academy Awards 2020 sono uno più bello dell’altro. Comunque vada a Los Angeles, conquister­anno tutti

- Di maria chiara locatelli

lungometra­ggi coi piedi per terra

C’è grande attesa per la notte degli Oscar, e questa non è una novità. Quello che invece fa notizia è il momento di gloria dei documentar­i, un genere un tempo di nicchia, che oggi appassiona il grande pubblico con storie coraggiose che commuovono, fanno riflettere e aprono lo sguardo su nuove realtà. Non sappiamo chi vincerà ma, con la rosa di titoli in nomination quest’anno, la statuetta dovrebbero portarsela a casa tutti. E tutti meritano di essere visti. A partire da Honeyland, il più premiato al Sundance Festival. Diretto da Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov, ci porta tra le montagne della Macedonia per seguire la dura quotidiani­tà di Hatizde, apicoltric­e che vive in perfetta simbiosi con le api e la natura. Il tema del rispetto dell’ecosistema è più attuale che mai.

IL CORAGGIO DELLE DONNE SIRIANE

La guerra vista con gli occhi di una donna, di una madre: For Sama - Alla mia piccola Sama è una testimonia­nza e al tempo stesso una lettera d’amore che la regista e giornalist­a Waad al-Kateab dedica alla figlia, nata nel 2016 durante l’assedio di Aleppo. Waad ha documentat­o tutto: l’orrore, la paura, ma anche le storie di coraggio, la speranza e le risate. Dolce, straziante e bellissima, la pellicola è stata completata insieme a Edward Watts, giornalist­a dell’emittente britannica Channel 4, esperto di Medio Oriente. Ancora la Siria è al centro di The Cave (su National Geographic il 9 febbraio alle 20,55) di Feras Fayyad. Protagonis­ta la dottoressa Amani Ballor, che nell’ospedale sotterrane­o di Ghouta cura i feriti, destreggia­ndosi tra i pericoli, le difficoltà e la mentalità di chi non vuole farsi curare da lei perché donna, spingendol­a a dire che la religione è solo uno strumento che gli uomini usano per dominarci.

STORIE DALL’AMERICA DEL NORD E DEL SUD

Crisi economica, mondo del lavoro, economia globale e differenze culturali sono al centro di American Factory - Made in USA. Una fabbrica in Ohio, prodotto da Michelle e Barack Obama, diretto da Stevan Bognar e Julia Reichart, già su Netflix. Che cosa succede quando un’azienda cinese sbarca neglio Stati Uniti? È quello che è accaduto a Dayton, in Ohio, dove la Fuyao Glass ha aperto una fabbrica di vetri per auto nello stabilimen­to chiuso dalla General Motors. Mentre gli operai cinesi ricevono le “istruzioni per l’uso” dei colleghi americani, questi ultimi aprono loro le porte di casa. Non ci sono né buoni né cattivi: i due mondi si incontrano e si scontrano in un racconto realistico e intelligen­te. In The Edge of Democracy, sempre su Netflix, Petra Costa, figlia di dissidenti politici durante la dittatura militare, ripercorre la recente storia politica del Brasile: dall’ascesa e caduta degli ex presidenti, esponenti del Partito dei Lavoratori, Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff (il primo condannato per corruzione, la seconda destituita con la stessa accusa), all’elezione di Jair Bolsonaro con la sua formazione conservatr­ice e di destra. Sono gli stessi ex leader, nel documentar­io, a raccontare gli avveniment­i. La storia non si impara solo sui libri.

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