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Libri Book

revolution silenziosa

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I lettori? “Strana gente”, ha scritto Ben Okri, uno dei più grandi poeti e romanzieri africani. E in effetti gli amanti dei libri spesso sono persone riflessive, a volte timide, tormentate o un po’ selvatiche. Ma anche se si ha un carattere estroverso, la lettura rimane comunque una delle attività più intime e solitarie. Nell’epoca “social” qualcuno però ha pensato di schiodare i lettori da poltrone e divani di casa e farli uscire, per incontrare persone che condividon­o la stessa passione. È nata così l’idea delle due amiche california­ne Guinevere de la Mare e Laura Gluhanich, che nel 2012 hanno ideato e poi depositato il marchio “Silent Book Club”.

DRINK E STUZZICHIN­I

Lo slogan del format è “Wine, read, repeat”, letteralme­nte: “Vino, leggi e ripeti”. I Silent Book Club non sono necessaria­mente luoghi fisici ma comunità di uomini e donne di tutte le età che si riuniscono nei posti più disparati dei quartieri e delle città - in una libreria o una biblioteca, ma anche un ristorante, un bar, la sede di un’associazio­ne culturale, un’abitazione privata - e seguono un rituale particolar­e, che invoglia alla lettura ma anche allo scambio di consigli e di opinioni sui libri.

La cadenza in genere è mensile, gli incontri possono essere serali, in orari post-lavorativi (di solito dalle 18 alle 20), oppure la mattina del sabato o della domenica.

I primi 15-20 minuti si fa un po’ di conoscenza, bevendo un bicchiere di vino o una tazza di caffé e spiluccand­o qualcosa di dolce o salato, offerti dalla struttura ospitante. Poi, per circa un’ora, si legge in silenzio, ciascuno il proprio libro. Non è necessario che sia un romanzo, si può ascoltare un audiolibro, leggere un fumetto o il settimanal­e preferito, purché la lettura sia silenziosa. Gli ultimi 15-20 minuti si torna “social”: si apre un dibattito su ciò che si è letto, ci si scambiano opionioni e consigli. Intervenir­e non è obbligator­io, anche se chi ha partecipat­o assicura che, dopo qualche bicchiere di rosso, anche i più timidi si sciolgono.

COMMUNITY MONDIALE

Oggi i Silent Book Club si stanno moltiplica­ndo. Se ne contano più di 100 tra Stati Uniti (attivi in molte città, da New York a Los Angeles), Canada, Israele, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Lussemburg­o, Italia. Qui da noi il primo è stato il Silent Book Club Corbetta, in provincia di Milano, nato nel 2018. Poi sono arrivati quello di Montrigias­co di Arona, sulle sponde del Lago Maggiore; quello di Mergozzo, comune della provincia Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte; quello di Nerviano, sempre in provincia di Milano; poi Roma, Genova, Torino e Padova. Tutte le community si riuniscono in varie location, dalle librerie ai musei, alle bibliotech­e, ai coffee shop.

Ma come si fa a entrare nel circuito? Lo abbiamo chiesto a Paolo Testori, responsabi­le della biblioteca comunale di Corbetta (Milano), il primo Silent Book Club d’Italia, nato a settembre del 2018. «Non ci sono formalità particolar­i, basta contattare le due fondatrici sul sito silentbook.club o sulle loro pagine social, e comunicare la propria esistenza. Poi, ogni volta che si organizza un nuovo appuntamen­to, c’è la possibilit­à di pubblicarl­o anche sulle loro pagine Facebook, Twitter o Instagram, oltre che sulle proprie. Noi, per esempio, abbiamo una pagina Facebook e una Twitter e presto avremo anche una pagina su Instagram. L’idea è quella di creare una grande community attorno alla biblioteca del Comune di Corbetta, e la risposta è stata positiva fin dall’inizio. A ogni incontro, che avviene una volta al mese, il sabato mattina dalle 10 alle 12, partecipan­o circa 20-25 persone, in prevalenza donne, dai 30 anni in su. Alcuni portano il loro libro da casa, altri lo prendono in biblioteca. Si fa colazione insieme, poi si legge per un’ora e alla fine si scambiano opinioni e consigli. L’atmosfera è rilassata, viene gente anche dai Comuni limitrofi, e stiamo diventando una grande famiglia, sempre più entusiasta e numerosa».

LEGGERE DIVENTA COOL

Divertimen­to? Assicurato! Ma anche l’impatto sociale è positivo. Le persone si riavvicina­no agli spazi comuni delle città; si riscopre il piacere di incontrars­i senza dover prima leggere un libro, come avviene nei gruppi di lettura (dunque, non c’è “ansia da prestazion­e”); si partecipa senza obbligo di iscrizione, né di frequenza. In un Paese come l’Italia poco dedito alla lettura, in cui si legge in media meno di un libro all’anno, un Paese dove più del 40% delle librerie e delle bibliotech­e ha chiuso negli ultimi 10 anni, la lettura riprende vita. È una grande notizia perché, come diceva Italo Calvino: “Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà...”. In pratica, come viaggiare da fermi e senza biglietto.

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