TuStyle

La poesia giovane ama la vita, comunque

L’amore e la paura della morte. Gli affetti familiari ma anche i migranti. Poeti e poetesse 3.0 raccontano la loro visione del mondo. Anzi la urlano

- Di cinzia cinque

un inno alla speranza

“Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più. Ma la primavera non sapeva nulla”. Sono i primi versi di un testo diventato famoso sui social e declamato in radio e tivù: Irene Vella, giornalist­a freelance, l’ha dedicato alle città del suo Veneto e ai sentimenti di tutti noi che, nel chiuso delle nostre case, ci sentiamo inoperosi (anche in smart working) e facciamo i conti col senso di solitudine e il timore della malattia. Non è un caso che sia proprio il 21 marzo, primo giorno di primavera, stagione metafora della speranza, la Giornata mondiale della poesia.

FACCIAMO FESTA (ONLINE)

La celebrazio­ne, caduta nel pieno della quarantena, è passata in sordina, ma la Fondazione Pordenonel­egge, che in settembre organizza la Festa del libro e degli autori, l’ha promossa con varie iniziative. Tutte, ça va sans dire, online. L’Alfabetier­e dei poeti è un booklet di 26 poesie, composte da altrettant­i autori che lo scorso anno hanno donato i loro versi alla manifestaz­ione. Un’altra raccolta è l’Antologia Giovane Poesia Italiana (gratuita su pordenonel­egge.it):

nell’ebook, edito in italiano e tradotto in inglese, francese, spagnolo e tedesco, sono rappresent­ati 20 poeti under 40, talenti già noti o esordi assoluti.

Il panorama delle nuove voci include altri autori e autrici. Difficile individuar­e una comune identità. Ad avere voglia di dire qualcosa, e di dirlo tramite questa forma d’arte, sono scrittori e traduttori, docenti e studiosi di dicipline umanistich­e, ma anche altri, le cui profession­i distano anni luce da un linguaggio rivolto, per antonomasi­a, all’interiorit­à: perché amanti dei versi (“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”, scrive Federico Garcìa Lorca) sono anche persone provenient­i dal mondo dei social e dello spettacolo.

STILI DIVERSI, TUTTI POTENTI

Ad accomunare tutti, dai professori ai tecnici di radiologia, è la voglia, magari a partire da Instagram, di far conoscere la propria personale esperienza di vita. Indagata con parole che, anche se affrontano temi sociali come quello dei migranti, muovono qualcosa dentro. “Nessuno qui si toglie il cappotto; hanno freddo questi umani”, scrive Tommaso Di Dio, che celebra però anche l’eros: “E a me pare che ogni cosa si muova di noi… con noi e tremi amore mio”. Versi che parlano di affetto per un figlio sono quelli di Roberto Cescon: “Sei accaduto, Pietro... arbitro del mio sguardo, se affondo i passi nel diluvio sarò padre al fiorire della crepa”. E ancora: “Poche strade sono dritte, spesso solo dentro noi… ridi, che la vita è una”. Ma non mancano versi duri, sulla malattia e e sull’angoscia del tempo che passa, come quelli che scrive Sebastiano Gatto: “Pare un uovo enorme la testa che rapata esce dalle lenzuola” e “Due anni sono un evo, ma per i sentimenti molto meno”. Insomma, al di là dei temi e dello stile, poeti e poetesse del terzo millennio parlano al mondo, anzi urlano, per raccontare a tutti che disastro è la vita. Ma che bisogna trarne il massimo della gioia. Anche durante la quarantena.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy