Smart working sì, ma con stile
Se, come noi di Tustyle, stai provando gioie e dolori del lavorare da casa, lo sai: ora il look non è il primo pensiero. Ma sentirsi carine (e comode) aiuta. Eccome
sciatteria non portarmi via
Mi sono pericolosamente avvicinata al punto di non ritorno l’altro ieri. Giorno di smart working numero 14. Suona la sveglia, barcollo in bagno, un’occhiata allo specchio e... scopro di essere andata a letto con leggings e maglietta stazzonata. Pensa te. Credevo che l’ultima spiaggia fosse starsene tutto il giorno in pigiama, e invece no: se resti vestita - male - h 24 sei messa peggio. In questa parentesi di vita sospesa e casalinga mi ritrovo, come tutti, ad affrontare ben altri ostacoli. Per dirne una, devo continuare a lavorare mentre: strappo il cellulare dalle mani del figlio 12enne, progetto un gioco dell’oca (giuro) con la figlia di 8 anni, telefono ai miei arzilli genitori per sincerarmi che non escano, sgrido un po’ mio marito e stendo i panni. Per riuscire a fare tutto, il primo passo è tenere alla larga panico e sconforto. Ed ecco che entra in gioco il guardaroba: perché il morale resti alto, la sciatteria va evitata come la peste (e purtroppo il paragone è piuttosto calzante). Non lasciarsi andare richiede un certo sforzo iniziale, ma poi si innesca il circolo virtuoso “più ti curi, meglio stai, meglio stai più ti curi”, e diventa una passeggiata (che di ’sti tempi...). Quindi, ragazze, coraggio: via la pinza dai capelli, un colpo di spazzola, due passate di blush, e mettiamo a lavare - o bruciamo - tute macchiate e felpe sformate. Poi di corsa davanti all’armadio per comporre look comodi ma precisi, che ci facciano sentire carine, forti e a nostro agio. Come le celeb che, al solito, fanno scuola. Niente cose che stringono, qualche tocco di colore e l’aggiunta di accessori tiramisù. Aspettando fiduciose il giorno in cui torneremo a chiederci, coi minuti contati, prima di uscire in quel bel mondo, là fuori: «E oggi cosa mi metto?».