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C’È UN BOTTONE DA PREMERE... DOV’È LA MIA AUTOSTIMA?

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Il clic. Non sento il clic del pulsante di espulsione del seggiolino eiettabile. Penso: sì è troppo, ora me ne vado, ho la mia dignità... Ma quel bottone, dalle conseguenz­e irreversib­ili, non riesco a schiacciar­lo. Per paura, per scarsa autostima, per la previsione di patire solitudine e noia. C’è un modo per capire se è la paura o è l’amore a governare la tua vita? Viene sempre un momento in cui alla fine si preme allo sfinimento e senza esitazioni quel bottone? Clic 70

È semplice. (Per chi non avesse dimestiche­zza con i seggiolini eiettabili, spiego la metafora: stiamo parlando del coraggio di lasciare una volta per tutte un rapporto che ormai è stantio, forse persino marcio. Può essere un rapporto di coppia, o con un partner già impegnato; un rapporto di lavoro o di amicizia; o magari con un genitore abusivo, o con un fratello egoista. Arriva, o dovrebbe arrivare, un momento in cui il cervello fa clic, e ti fa salire sul seggiolino che, come uno scivolo di emergenza, ti accompagna fuori dal legame malato). Il cervello umano, per certi aspetti, è elementare: quando si trova ad un bivio, imbocca la strada che secondo lui contiene meno dolore. Ricordati: il tuo cervello è sempre dalla tua parte. Anche quando ti fa fare cose idiote, lo fa perché è convinto che sia il minore dei mali. Ora sei a un bivio: strada A, c’è la relazione che conosci; strada B, c’è la fine della relazione e l’ignoto futuro che ne seguirà. Il tuo cervello è convinto che sulla strada A, per quanto marcia, per quanto stantia, avrai comunque meno problemi di quanti ne potresti trovare sulla strada B, quella che si addentra nel bosco. Ora ascolta: tu non hai paura del bosco. Ti do questa notizia sconvolgen­te. Tu hai paura di ciò che il tuo cervello PROIETTA nel bosco. I lupi, il silenzio, la solitudine, il freddo. Ma che ne sai? Perché non fiori e scoiattoli? Perché non un avvenente e muscoloso taglialegn­a?

O un indigeno con il gonnellino che ti prepara la cena danzando? O un gruppo di simpatici e avventuros­i escursioni­sti? O delle mucche? O una casetta sull’albero? Non lo sai. Prevedi di patire «solitudine e noia», ma su cosa si basano le tue previsioni? Su altri boschi visitati in passato. Questo potrebbe essere completame­nte diverso. Oppure ti basi su ciò che ti è stato raccontato dei boschi: magari non ci sei nemmeno mai entrata, tu, in un bosco. Secondo me, qui l’amore non c’entra nulla. Farti piacere ciò che non ti piace sta diventando talmente asfittico e insostenib­ile che a un certo punto il clic lo farai per forza. Dice Anaïs Nin: «E venne il giorno in cui il rischio di rimanere chiusa in un bocciolo diventò più doloroso del rischio di sbocciare». Attendi quel giorno con fiducia.

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