Per favore fermate le fake news
Virali e pericolose quasi come il Covid-19. Dalle più fantasiose alle simil-scientifiche, una guida per riconoscerle. E stopparle
la chiamano infodemic
C’è chi si procura inutilmente overdosi di Vitamina C, chi rischia l’intossicazione con eccessi di disinfettante e chi è convinto di essere vittima di un complotto internazionale da film. Basta un video su Facebook o WhatsApp ad alimentare non solo ansie e false informazioni, ma anche comportamenti che non aiutano a sconfiggere il Coronavirus. Anzi, sono altrettanto virali e pericolose. Dalle ipotesi hollywoodiane a quelle simil-scientifiche, ecco le fake news circolate e come fermarle.
FARMACI MIRACOLOSI (E NON) Se negli Usa il National Enquirer ha pubblicato un falso scoop sulla cura del Covid-19, ancora inesistente, in Italia un video su Youtube ha parlato di un antivirale prodotto in Giappone, l’Avigan, da noi bloccato solo per interessi economici. In realtà i produttori stessi avvertono che l’efficacia contro il Coronavirus non è accertata, come scrive Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano, autore del saggio divulgativo Virus (ed. Rizzoli) e del sito www.medicalfacts.it. In Corea del Sud il prodotto è stato scartato, ma da noi la pressione è stata tale che l’Agenzia italiana del farmaco ne ha approvato la sperimentazione, insieme a quella di altri antivirali i cui effetti saranno verificati solo dopo alcuni mesi. E gli antibiotici servono a prevenire o combattere il Covid-19? No, visto che si tratta di un virus, anche se negli ospedali potrebbero essere somministrati ai pazienti che sviluppano anche infezioni batteriche. È scritto sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità: www.who.int alla voce “myth busters”, cioè miti da sfatare. Sull’attesa del vaccino tutti gli esperti concordano: ci vorranno probabilmente 18 mesi.
COMPLOTTI INTERNAZIONALI
“Scienziati cinesi creano supervirus polmonare da pipistrelli e topi”.
È il titolo di un servizio di Tgr Leonardo diventato virale sui social che però, come spiegato dai telegiornali, è datato 2015, non riguarda affatto il Covid-19 e non è neppure interamente Made in Cina. Parla di un esperimento americano, con contributi cinesi, e cita un “coronavirus” di altro tipo ma, girando di chat in chat, ha alimentato la teoria complottista secondo cui il virus attuale sarebbe stato creato in laboratorio, non si sa bene con quali fini. “È l’ultima scemenza sul Coronavirus, che è naturale al 100%, purtroppo” ha twittato Burioni, linkando un articolo della rivista Nature.
Su Facebook è poi circolato un fake dal sapore hollywoodiano: l’immagine di un uomo intubato e allettato, indicato come il paziente zero americano che avrebbe dichiarato, in fin di vita, di essere stato “pagato per diffondere il virus in Europa”. Il presunto untore globale è in realtà l’attore Andrew Lincoln nella prima stagione (2010) della serie tv The Walking Dead.
TI CONOSCO, MASCHERINA?
C’è chi cerca disperatamente quelle verdi “chirurgiche” e chi gira anche per strada con quelle munite di filtro (le FFP2 o FFP3), pensando
che il virus resti nell’aria e possa essere preso anche andando a fare la spesa. Ma servono davvero le mascherine alle persone sane senza particolari problemi di salute? «No, servono solo agli operatori sanitari e a chi assiste una persona malata e non può tenere la distanza di 1-2 metri. Per strada, non c’è alcuna possibilità di ammalarsi se non ci si avvicina gli uni agli altri» dice Nicola Petrosillo, infettivologo dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma. «Il virus è molto debole all’aria aperta, si prende a contatto ravvicinato con persone o superfici infette, soprattutto se poi si passano le mani sul viso». Non parliamo poi delle mascherine fai-da-te: girano video tutorial per confezionarle con carta forno o assorbenti igienici ma, oltre a non proteggere davvero e a rendere pure faticoso il respiro, rischiano poi di essere male utilizzate: «Bisognerebbe gettarle una volta usate evitando di toccarle, mentre c’è chi le disinfetta correndo rischi ulteriori». Anche quelle chirurgiche, se sporcate o inumidite, non proteggono più. «E poi danno un senso di falsa sicurezza: meglio quindi usare le precauzioni più raccomandate» conclude Petrosillo. Attenzione anche all’uso corretto dei guanti: se messi per andare in autobus o in luoghi pubblici, bisogna poi sfilarli senza toccarli, con un colpo secco dall’interno.
LA GIUSTA DISTANZA
Allarme, state lontani almeno 4-5 metri uno dall’altro! È l’avvertenza rimbalzata sui nostri social da un recente studio cinese. «Un’ipotesi non dimostrata e pure improbabile» spiega ancora Burioni. «Quella ricerca riguarda i passeggeri di un autobus controllati dopo aver tracciato il percorso di una persona infetta, ma è impossibile sapere se gli altri contagiati avessero davvero preso il virus in quel contesto e oltretutto da lontano». Morale: la distanza da tenere nei luoghi pubblici è di 1-2 metri, quanto basta a evitare il contatto con goccioline di starnuto e tosse altrui. E se il virus non sopravvive a lungo nell’aria, non si sa quanto resti su oggetti, mobili o pavimenti. Tutti gli esperti raccomandano soprattutto di lavare bene le mani una volta rientrati in casa e dopo aver toccato superfici all’esterno: «Non si sa ancora per quante ore il Covid-19 sopravviva su materali di vario tipo, ma di sicuro è un tempo sufficiente a contagiarci se, dopo averli toccati, avviciniamo senza pensarci le mani a bocca, naso e occhi (dove ci sono le mucose, ndr). Una cosa è certa: i detergenti lo uccidono». Per questo, oltre alle mani, è meglio lavare i vestiti usati in giro se sospettiamo contatti insani. A parte i cappotti, che si appendono e non si toccano più.
AGLIO, CALORE E VITAMINA C
Tra i magici elisir circolati nelle chat si è visto di tutto, dall’aglio alle vitamine fino alle bevande bollenti. Il sito dell’Organizzazione mondiale della sanità smentisce il potere dell’aglio, pur ammettendo che ha virtù antibatteriche. Audio e scritti di presunti medici consigliano dosi da cavallo di vitamina C dicendo che viene data anche ai pazienti ospedalizzati e figuriamoci se non serve anche per prevenire. Falsità, continua Burioni: «Chi ha inserito frutta e verdura nella dieta quotidiana, non ha bisogno di dosi ulteriori di vitamine che finirebbero comunque nelle urine nel giro di un’ora». Altro fake da sfatare riguarda la temperatura: l’idea che il caldo estivo possa frenare la pandemia ha generato una serie di credenze e riti infondati, come bere bevande bollenti o fare bagni caldi per allontanare il nemico invisibile. Tutte idee bocciate dagli esperti: meglio non credere, e non inoltrare, le chiacchiere di cui non si sanno origini e basi scientifiche.