La cardioposta di Pulsatilla
Dopo tanti sacrifici, alla soglia dei 40 anni, sono dove desideravo essere, ho un’esistenza agiata, un compagno solido e maturo, un buon lavoro. Poi torna lui... Ci conoscemmo a 20 anni, due anni dopo vivevamo insieme e a 24 volevamo sposarci. Allora ero già una donnina in carriera, lui invece un dolce compagno di vita, ma mi faceva sentire insicura; impazzisco, lo tradisco, viene fuori il caos e ovviamente saltano le nozze. Quattro anni dopo ci ritroviamo, lo cerco io: single entrambi, riprende l’amicizia e poco dopo torniamo insieme, altri due anni belli, dove però io tiro avanti il ménage anche economicamente, lui purtroppo con un’attività in crisi si perde e mi perde, mi dà poche attenzioni, lo vedo poco impegnato nella costruzione di un solido futuro (preferiva i videogame a cercare un nuovo lavoro...) e il copione si ripete: lo lascio per una persona più matura, la stessa con cui oggi convivo e lavoro. Stavolta torna lui... Dopo cinque anni mi cerca, ci vediamo a cena perché desidera parlarmi e chiarire, sembriamo gli amici di sempre con la solita profonda complicità e qualche mese dopo mi dice senza mezzi termini che sì, abbiamo entrambi vite bellissime con i rispettivi compagni ma gli manco, che la sua vita sarebbe completa solo se potesse avere anche me. Mi desidera, vorrebbe creare qualcosa di parallelo, perché la nostra intesa, soprattutto a letto, e qui ha ragione, era un’altra cosa. Poi specifica anche che vorrebbe una relazione nascosta perché, parole sue, la sua famiglia non approverebbe mai che lui si avvicinasse a me di nuovo, e questa affermazione mi sta facendo pensare molto... Sono scombussolata, lui mi manca, ma ho paura di perdere quello che ho faticosamente costruito, ancor più non capisco le sue reali intenzioni, perché se fosse davvero felice non credo sarebbe tornato visto che già due volte l’ho tradito e lasciato. Per favore, dammi una svegliata, un consiglio, una visione nuova, non merito di perdermi ancora, ma la triste realtà è che dopo tutti i miei fuggire via da lui, troppo spesso mi sono chiesta “e se fossi rimasta?”. Grazie. Alice
Lì per lì volevo dirti che forse, invece che a Pulsatilla, dovevi rivolgerti al Mago Otelma, a un veggente, o a un esperto di legami karmici. Ma provo a dirti la mia. Partiamo da lui. Mi sembra afflitto da una sindrome molto comune, quella del: “Mi ami anche se...?”. Mi ami anche se ti do un pizzicotto sul braccio?
E se te ne do due? E se perdo il lavoro? E se gioco ai videogiochi, mi ami comunque? Non so se tu lo ami comunque, ma a me sembra che lui non ami te. Che non ti voglia accanto per amarti, ma per combinartene sempre una: renderti insicura, trascurarti, non collaborare al ménage, perdere il lavoro, deluderti... E vedere se rimani. E tu non rimani. Tu, giustamente, te ne vai. Te ne cerchi uno che ti dia attenzioni, che lavori, che collabori, “un compagno solido e maturo”. E lui rosica. E ti riacchiappa. Per lo più a letto, mi sembra, o con inaspettate dolcezze. Ma poi fa qualcosa per perderti. E ti perde. E tu te ne vai. E poi voilà, la ruota riparte. A questo giro la sfida è: mi ami anche se ti offro un ruolo da concubina? In effetti non serve la palla di cristallo, basta il buon senso per intuire come andrà. Dopo un po’ ti stuferesti di stare in panchina, di vederlo anteporre altro a te, e lo pianteresti. E lui rosicherebbe. Ma ora parliamo di te. Avevi per caso un genitore assente, oscillante, negligente, preso da altro, che poi sistematicamente dovevi perdonare? Perché qui sembrate entrambi impigliati in un vecchio copione. Il suo: “Vediamo se mamma mi ama anche se non sono il bambino che vuole lei”. Il tuo: “Vediamo se papà, una volta che lo perdono, finalmente si redime e diventa un bravo papà”. Non so, eh, ho tirato a indovinare. Nel caso, fammi sapere che ti dicono gli oracoli.