LA QUARANTENA DELLA GEN Z
Non solo crostate casalinghe e maratone di serie tv. Durante l’isolamento forzato anche i guardaroba sono stati oggetto delle nostre attenzioni - no, non stiamo parlando del cambio di stagione - e per capirlo basta dare un’occhiata al web: social invasi da tutorial di moda fai-da-te, con il tie-dye assurto al ruolo di dominatore assoluto della quarantena delle fashion victim (l’hashtag #tiedye visto quasi 800 milioni di volte su TikTok, mentre su Amazon si sono registrate vendite eccezionali degli appositi kit di tinture). Per stare al passo, anche i grandi brand hanno provato a coinvolgere i follower a suon di lavoretti manuali: da Alexander McQueen con la sua “creative community” ispirata dagli abiti più iconici della maison, fino alle videolezioni di Dolce&Gabbana per imparare a lavorare a maglia o ricamare.
IL RIUTILIZZO FA TENDENZA
Insomma, sembra proprio che (soprattutto) gli under 30 abbiano riscoperto il bello di tagliare, cucire, risistemare vecchie T-shirt, ciclicamente in fondo all’armadio, per dargli nuova vita. In una parola: upcycling. Difficile dire se il riutilizzo creativo degli abiti resterà un hobby da quarantena che dimenticheremo, o diventerà qualcosa di più. Di certo, con il fashion system fermo al palo
(si stima che i ricavi dell’industria della moda globale si contrarranno dal 27 al 30% nel 2020, dati McKinsey) e il dibattito sulla sostenibilità che impazza, l’upcycling prova a imporsi a 360 gradi come una delle nuove vie da seguire, e non solo tra le mura di casa. «Lo spreco in natura non esiste» spiega Tiziano Guardini, stilista che da anni sostiene l’idea di una moda più in armonia con l’ambiente, attraverso l’utilizzo di materiali come lana rigenerata, PET riciclato o Econyl, un nylon che nasce dalla plastica recuperata in mare. Recentemente molti designer hanno provato a ridurre il loro impatto ambientale scegliendo di lavorare con capi di stock, tessuti di scarto o altri fondi di magazzino, da Andrea Rosso di 55DSL a Maison Margiela, da Zero Waste Daniel, che a New York crea collezioni a rifiuti zero, alla stilista francese Marine Serre. Il futuro della moda post-Covid è qui? Di certo il lockdown ha mostrato quanto la nuova generazione di consumatori possa essere più sensibile e incuriosita da certi temi, e quanto - per le giovani fashioniste - il riutilizzo sia oltremodo cool. E se tutte le rivoluzioni partono dal basso…
CREATIVITÀ A 360°
Da sin., la Youtuber Jordyn Rebecca; da Nyc, Zero Waste Daniel; la collezione di Patrick McDowell con pezzi di stock.