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Alessia Cara Popstar con radici italiane

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Here,

The Willoughby­s La famiglia Willoughby,

quest’anno niente vacanze in italia

Si può avere nostalgia di un Paese nel quale non hai mai vissuto, se non nei periodi estivi? Sì, se in quel posto affondano le tue origini, se lì torni sempre volentieri e se lì ti senti a casa. Anche se la tua, quella vera, è a oltre settemila chilometri di distanza, con un Oceano in mezzo. Succede questo ad Alessia Cara, la popstar canadese che a soli 23 anni ha già un Grammy in bacheca (vinto nel 2018 per la categoria Best New Artist) e che ha colleziona­to il record dei quattro miliardi di streaming per How Far I’ll Go, colonna sonora del film Disney Oceania (2016). Nata nei dintorni di Toronto da genitori italiani, della provincia di Reggio Calabria, qui torna ogni estate, per trovare le zie e la nonna Bruna: «Amo l’Italia, sto bene quando ci vengo, mi mancherà quest’anno saltare le mie vacanze calabresi». Raggiungia­mo Alessia al telefono per parlare di lei e del successo di The Willoughby­s - La famiglia Willoughby, il cartoon targato Netflix in cui la cantante doppia la protagonis­ta Jane (in lingua originale) e per il quale ha scritto il singolo I Choose, che fa parte della colonna sonora. Il film animato, tratto dall’omonimo libro di Lois Lowry, rilasciato in Italia a fine aprile, negli States si è subito piazzato al primo posto e anche da noi è stato tra i dieci contenuti più visti delle ultime settimane. «È la prima volta che faccio un film, è molto diverso rispetto a un disco. La produzione è stata lunghissim­a, ben tre anni durante i quali la sceneggiat­ura è stata cambiata più volte e allora è capitato anche di dover rifare delle scene che avevamo già girato». La storia racconta le vicende di una famiglia anomala, in cui dei genitori molto egoisti negano ai figli l’amore di cui loro hanno bisogno: «Per fortuna la mia famiglia non è come quella del film ma evidenteme­nte non tutti sono adatti a fare i genitori» commenta Alessia mentre rivendica i tratti tipici dei popoli latini: «La mia esperienza è stata più positiva rispetto a quella dei figli dei Willoughby ma i miei, sai, sono i tipici genitori italiani. Siamo del Sud, rumorosi, calorosi mentre ad esempio i canadesi qui sono più calmi e distaccati». Alessia ci parla da casa sua, a trenta minuti da mamma e papà: «Ho passato la maggior parte del lockdown con loro, ma ogni tanto mi allontano, torno da me. Per non dare troppo fastidio».

IL CINEMA ERA UN SOGNO

La prima volta che Alessia Cara ha detto che le sarebbe piaciuto lavorare nel cinema, a un cartoon, era il 2017, durante una puntata del Tonight Show di Jimmy Fallon: «È successa una cosa pazzesca perché due mesi dopo la trasmissio­ne ho ricevuto una mail in cui l’oggetto diceva “Abbiamo visto la tua intervista da Jimmy Fallon”». Et voilà, il sogno è diventato realtà. Lo ha ricordato lei stessa in uno dei tanti collegamen­ti da remoto che ha fatto durante la quarantena. «Guarda che è strano, io le trasmissio­ni come lo show di Fallon le guardavo da bambina, e ora mi sembra un sogno ogni volta che mi invitano». Come se Alessia non fosse una star super affermata («Ancora mi stupisco se mi fermano al ristorante per chiedermi una foto»). Quando le chiediamo con chi le piacerebbe lavorare, risponde di getto «Beyoncé, sarebbe bellissimo», ma poi subito aggiusta il tiro: «Io vado pazza anche degli italiani, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Fedez (con il quale ha già collaborat­o per il disco Comunisti col Rolex, ndr)».

LA RIVINCITA DEI TIMIDI

L’ultimo album di Alessia Cara si chiama The Pains of Growing, del 2018, ed è un disco generazion­ale: «Quando diventi adulto tutto cambia, ma se nello stesso momento arriva anche il successo la tua vita non sarà mai più quella di prima. Della mia adolescenz­a ricordo che abitavo in un paese piccolo, andavo a scuola e non facevo niente di speciale. Adesso invece tutti mi conoscono, non sono mai a casa con i miei. È difficile abituarsi e vivere senza la mia famiglia intorno». La storia è un classico, una forte timidezza vinta grazie alla musica: «Stavo sempre da sola, non mi invitavano alle feste. E mi vergognavo di tutto, non riuscivo neanche a cantare davanti ai miei gentori. Avevo paura, ma la musica mi ha aiutato a superarla, e i concerti mi hanno insegnato anche a dialogare con i fan. Oggi sono ancora timida (si sbaglia e per due volte dice triste, ndr) ma meno che in passato». Alessia parla abbastanza bene l’italiano («In casa da bambina si parlava solo calabrese») e infatti l’intervista la facciamo nella nostra lingua: «Amo la cucina, e dell’Italia mi mancano gli spaghetti con le polpette di mia nonna, il minestrone, la pasta e fagioli». La paura per la pandemia c’è stata, ma la cantautric­e ne ha approfitta­to per mettere nero su bianco le emozioni dei giorni più neri: «È presto per un nuovo album ma adesso che sono a casa sto lavorando su questa cosa orribile che ci è successa. Scrivo testi che parlano dello stare rinchiusi, del sentirsi confusi e ancora di crescere in questo periodo di grande incertezza». La creatività is on the way.

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