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Rivoglio la mia vita

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Mi sento una voce fuori dal coro. Sono fortunata, perché sono in salute, anche se mio zio purtroppo non ce l’ha fatta. E sono fortunata perché sono incinta, mentre tante non riescono ad avere bambini. Aspettiamo una bimba. Ma questa quarantena, confinata tra le mura di casa per paura dei possibili effetti teratogeni di un virus che non conosciamo e per paura di non poter assumere farmaci in caso di malattia, non mi ha fatto riscoprire chissà che cosa di me stessa, anzi. Ho avuto la conferma che fatto il pane una volta, preferisco il panificio, anche perché il pane che ho preparato me lo sono mangiato tutto io, mi ha confermato che non mi piace stare in casa, anche perché da sola con il frigo e gli scaffali pieni, i disturbi alimentari dell’epoca adolescenz­iale con il passare delle settimane si sono ripresenta­ti; ne avevo talmente paura che è stato come vivere in uno stato di trance in un corpo che, per donare la vita, non riconosco. Sicurament­e e mio malgrado non sono una delle madri orgogliose che riesce a fotografar­si il pancione. Questa quarantena a me ha fatto solo male, e mi ha dato la consapevol­ezza che quello che amo di più al mondo, oltre alla famiglia e agli affetti, è il mio lavoro. Sono un medico, ma ho deciso di non esercitare in questi mesi per paura di mettere a rischio la vita che cresceva dentro di me e fortunatam­ente ho potuto permetterm­i di non farlo. Amo profondame­nte il mio lavoro perché il continuo correre, la routine, aiutare gli altri, studiare per migliorars­i, rappresent­ano la sorgente della vita che mi ricarica e mi fa scalare le montagne. Stare in casa, cucinare, mangiare, aspettare mio marito, non sono attività che sono in grado di gestire, mi dispiace. Nonostante tutte le ore libere per poter dormire, mai avute tante notti insonni sul divano. Ho accettato un lavoro più vicino a casa rispetto al precedente, molto più carico di responsabi­lità, ma anche di soddisfazi­oni personali, per creare una famiglia. Alla fine ho avuto la conferma che è proprio il non avere tempo libero, spostarsi nei fine settimana, correre a comprare una bottiglia di vino per mio marito, che a me fanno ricavare gli spazi per sentirmi viva!

Il rallentare, il fermarsi, mi hanno fatto male, vecchie ferite, non avere il controllo e la paura di ricomincia­re di nuovo. Avere avuto molto tempo per guardare dentro me stessa mi ha fatto male e non ne sentivo il bisogno, dopo anni di psicoanali­si. Volevo condivider­e questo pensiero con le future mamme che hanno sofferto o soffrono di disturbi alimentari, o che sempliceme­nte soffrono, perché la gravidanza può essere difficile. Grazie.

Elisa

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