Storia vera Famiglia allargata un po’ hippy, molto happy
Stefania Nascimbeni viene da un gruppo familiare “largo” e ne ha creato uno a sua volta. In un libro racconta la sua big family. Che le è stata sempre accanto, nella buona e nella cattiva sorte
la lunga strada verso il lieto fine
«Mi chiamo Stefania, ho 40 anni, e per il mio compleanno mi sono regalata un libro. Si intitola Happy (hippy) family e racconta la mia famiglia allargata. La storia ha un lieto fine, ma la strada per i finali col botto, come sapete, è spesso lunga e tortuosa. Per me la famiglia extralarge non era un’esperienza nuova: ho due fratelli che mio padre ha avuto dal suo primo matrimonio. Ci siamo sempre sentiti fratelli a tutti gli effetti anche se, essendo loro più grandi di me, il rapporto lo abbiamo costruito negli anni. Mi sono sposata e separata giovane, sono rimasta sola con un bambino da crescere in una Milano delle mille occasioni che all’inizio mi ha sbattuto molte porte in faccia: in quanto mamma single e giornalista freelance. Per fortuna alle spalle ho sempre avuto la famiglia, che è stata sempre la mia risorsa, perché non è mai stata giudicante, ma anzi aperta a sostenermi nel bene e nel male. Certo, in una famiglia così le incomprensioni sono all’ordine del giorno: i miei genitori sono molto impegnativi, sempre presenti, a volte troppo. Ricordo che una volta mia madre, che ha le chiavi di casa mia, a mia insaputa ha cambiato le tende del soggiorno... Però senza di loro non ce l’avrei fatta, sono dei nonni perfetti. Non ho nessuna remora a dire che ho dovuto affrontare anche un lungo percorso di psicoterapia, in passato ho sofferto di disturbi alimentari: un bagaglio di dolore che, purtroppo, non era stato ancora smaltito. Mia nonna, che è mancata in quegli anni, mi diceva: “Scrivi un libro sulla tua vita”; così, dopo la sua morte, ho cominciato a mettere nero su bianco quello che provavo. Credo che la scrittura sia stata la mia cura. Dopo diverse delusioni sentimentali - una collezione di casi umani e uomini impegnati - ho conosciuto un ragazzo dallo sguardo gentile, Raffaele, con il quale si è instaurato un bel rapporto di amicizia. Gli inizi non sono stati facili, lui non era convinto di essere pronto per una relazione con una mamma divorziata, poi hanno prevalso l’amore e la fiducia. Dopo una girandola di sei mesi, tra alti e bassi, siamo passati da innamorati, a fidanzati, a marito e moglie. Lui viene da una famiglia tradizionale - tutti a cena insieme seduti e composti - io e mio figlio al confronto eravamo due gatti randagi, mangiavamo un po’ scomposti sul divano guardando le serie tv. Sono decisamente una mamma poco convenzionale e un po’ pasticciona, ma al mio bambino ha sempre divertito questo lato di me. Dalla famiglia di mio marito sono stata accolta con grande affetto, mio figlio “Dede” per loro è un nipotino a tutti gli effetti. Quando sono rimasta incinta di Sara, ci è stato detto che avrebbe avuto problemi di salute. È stato un momento terribile, ma abbiamo cercato di mantenerci positivi. Alla fine si è trattato di un falso allarme, Sara è nata sana e Dede, contento di avere una sorellina, non si è mai sentito un bambino diviso, ma condiviso: la separazione dei genitori gli ha insegnato che non ci sono regole per volersi bene, che la mamma ha un cuore grande per contenere tutti e due i suoi bambini, e che lo stesso vale per il papà. Credo che il segreto per trovare serenità in una famiglia, soprattutto una famiglia allargata e impegnativa come la mia, sia quello di non perdere mai di vista il rispetto. Bisogna essere cauti, sviluppare a più non posso l’empatia, evitare lo scontro e imparare a lasciare andare. Non è facile, ma ogni giorno tutti noi impariamo qualcosa. Mi sono resa conto di quanto il mio libro, uscito poco prima del lockdown, sia riuscito a conquistare tanti lettori. Sono molti, soprattutto donne, che mi dicono di essersi identificate nella mia storia. Il destino mi ha portata a cambiare una pelle dopo l’altra. E capiterà ancora. Ma finché avrò vicino la mia super famiglia affronto la vita, con le sue gioie e i suoi dolori, come un pacchetto vacanze all inclusive!».