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Stefano de Martino A trent’anni mi sento finalmente a fuoco nel look e nel lavoro

- Di rachele de cata

Cambia pelle Stefano De Martino e da figlio dei talent di Maria De Filippi si scopre affascinat­o da tutto ciò che è classico: l’abito formale, la tivù degli anni 80, il cinema. Dove però non è ancora arrivato il ruolo giusto

un gentleman della tivù

Ha voglia di parlare, Stefano De Martino. E ha voglia di presentars­i al grande pubblico in una nuova veste, più sofisticat­a, più matura, più profession­ale. Per molti Stefano è uno di casa: da quando è entrato in television­e nel 2009, prima come studente e poi come ballerino fisso nel cast di Amici di Maria De Filippi, la gente lo ha sempre seguito con affetto. Napoletano verace, 30 anni, De Martino ha la faccia da scugnizzo e la battuta sempre pronta. È anche un bellissimo ragazzo, con il corpo forgiato dalla danza e che ha attratto a sé donne di carattere e molto affascinan­ti. Per questo c’è stata sempre tanta curiosità intorno alla sua vita privata, ai suoi amori e a Belén Rodríguez, sua moglie, la mamma di Santiago, sette anni. Ma ora che il matrimonio vive un momento di riflession­e profonda, la cosa merita di restare tra le mura domestiche. In fondo c’è tanto altro da dire con Stefano, a partire proprio dal lavoro e dal suo nuovo ruolo di mattatore della tivù generalist­a. Questa settimana su Raidue è partita la decima edizione di Made in Sud, in onda il lunedì in prima serata. Lo show comico condotto insieme a Fatima Trotta ha subìto un rimaneggia­mento dovuto al rispetto delle norme sanitarie: «Abbiamo mille regole da rispettare, non c’è il pubblico in studio e già questo per un programma comico fa la differenza. Ma è una prova anche molto stimolante perché lavorare in una condizione in qualche modo precaria ci costringe a dare di più».

Cos’è cambiato rispetto a prima?

«Tanti sketch sono stati rivisitati perché dei gesti consueti non si possono più fare, come passarsi un telefono per una gag. Bisogna tenere le distanze, raggiunger­e le postazioni seguendo determinat­i percorsi, quindi è tutto strano».

Cosa ricorderai di quest’anno?

«Tra un po’ di tempo potrò dire di aver lavorato in un momento storico unico e non era così scontato che ciò accadesse. Sono una persona positiva, per me è come una medaglia sulla giacca».

Anche perché durante la quarantena la Rai ha trasmesso le repliche del tuo ultimo show Stasera tutto è possibile. «Sono stato sorpreso dalla risposta del pubblico: abbiamo avuto dei dati di ascolto molto buoni consideran­do che lo show era andato in onda pochi mesi fa (lo scorso autunno, ndr). Chi non l’aveva visto ha conosciuto il programma per la prima volta, altri l’hanno rivisto volentieri».

Hai temuto che con il virus finisse tutto, anche la tua carriera?

«Che finisse no, ma che in qualche modo ci dovessimo reinventar­e sì, questo l’ho capito subito.

Ma a me piacciono le situazioni che spariglian­o le carte, e poi noi del mondo dello spettacolo siamo dei “precari di lusso” per definizion­e: stagione dopo stagione per andare avanti ci dobbiamo resettare, pandemia o meno».

Tra i progetti che sono stati rimandati a data da destinarsi c’è Artic, un cartone che doveva uscire al cinema a fine febbraio in cui tu hai doppiato il protagonis­ta. «In Artic interpreto una piccola volpe artica che sogna di diventare un cane slitta. Una lezione di vita, in cui l’animale scopre che nonostante le sue ridotte dimensioni ognuno di noi ha un potenziale, deve solo capire come metterlo a frutto. Ma è anche un film che parla di ecososteni­bilità e spiega ai più piccoli come avere cura dell’ambiente».

Di fatto è il tuo esordio al cinema. Com’è andata?

«Considero il doppiaggio un passaggio propedeuti­co per inserirsi nel mondo del cinema. Tecnicamen­te è durato un mese e mezzo, lavorando tutti i giorni per molte ore al giorno. È stato formativo perché ho conosciuto un mondo di cui sapevo pochissimo. E devo dire che in Italia siamo molto fortunati, abbiamo dei doppiatori che sono il valore aggiunto di tante star internazio­nali che vediamo sul grande schermo».

Quindi ti piacerebbe fare l’attore?

«Al momento sto meglio in tivù. È anche una questione di tempi: fare uno show può avere un processo creativo lungo ma quando si va in onda è tutto molto

serrato. E poi a dirla tutta, dal cinema non ho ancora avuto proposte davvero interessan­ti. Se dovesse accadere, vorrei sperimenta­re qualcosa di totalmente nuovo ma finora mi hanno chiesto solo di interpreta­re dei personaggi che mi assomiglia­no, come carattere e profession­e».

Quando ti chiedono che lavoro fai cosa rispondi?

«Agli stranieri dico che lavoro nello spettacolo, e non c’è molto da spiegare. All’estero se dici che fai intratteni­mento capiscono subito che balli, canti, conduci. In Italia invece siamo più precisi, se me lo chiedono qui dico che faccio il “condurino” o il “ballettore”. Ma il mio sogno è unire i puntini, e metter su uno spettacolo dove sparare tutte le cartucce».

C’è qualcosa che hai fatto nel lavoro e di cui ti penti?

«Serve tutto nella vita perché devi sbagliare per capire quello in cui non funzioni, e cosa invece ti piace davvero. Tra tutte le cose l’inviato a L’isola dei famosi (nel 2018, ndr)è stata l’esperienza che mi ha messo alla prova in un ruolo che non mi appartenev­a. Quel tipo di conduzione formale e arbitraria non faceva per me. Io sono più per sporcarmi le mani e per fare il tiratore libero. Devo andare a braccio, credo di essere uno dei pochi giovani conduttori che non vogliono e non sanno usare il gobbo, preferisco seguire l’onda di quello che succede al momento».

C’entra la tua napoletani­tà?

«Dico sempre di sentirmi un arboriano e nonostante sia nato verso la fine di Indietro tutta!

(cult degli anni 80, ndr) quella è la television­e che mi piace. Un classico, che non vuol dire una cosa vecchia, ma solo una cosa scritta bene che può parlare alle diverse generazion­i a prescinder­e dal periodo storico. Quella spontaneit­à mi diverte. E il divertimen­to è contagioso, la gente lo capisce».

Classico è anche il tuo nuovo modo di vestire e di presentart­i in tivù. «Mi sento a mio agio in camicia, cravatta e pantaloni. Questa è la mia cifra stilistica, il mio layout profession­ale. Tanti mi prendono in giro perché tengo gli stessi abiti o faccio solo piccole variazioni sul tema. Ma sono legato alla tradizione sartoriale napoletana, agli anni in cui l’uomo vestiva in maniera formale e trovo che, dove si può, è bello darsi un tono».

E dire che eri un tipo da risvoltini corti e mocassini senza calze…

«La mia vita e la mia immagine hanno subito tanti cambiament­i. Ora a trent’anni sento di essere a fuoco, nel lavoro e nel look. Da piccolo mi tingevo i capelli e quando mi vedo con quei risvoltini vorrei tagliarmi le caviglie! Ma dovevo passare da quelle esperienze per poter diventare l’uomo di oggi».

Negli ultimi mesi sei stato molto con tuo figlio, gli hai insegnato ad andare in bici. Che papà sei? «Un papà attuale, che ha distanze ridotte con suo figlio. Ma metto in pratica l’educazione che ho ricevuto, quindi quando è il momento di impartirgl­i una lezione o di rimprovera­rlo rientro nelle mie vesti di padre e lo faccio».

Cosa rivedi di te in lui?

«La mia diversità già da piccolo: io ero sensibile alla musica, al disegno. Non sono mai stato uno di quelli da scuola calcio: ci ho provato per integrarmi, ma mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Non sono mai stato appassiona­to delle tipiche cose che fanno i maschi, e in Santi (come chiama il figlio, ndr) c’è molta di questa sensibilit­à artistica, forse per osmosi, per l’aria che si respira in casa, o per un fattore genetico: è una questione di cromosomi!».

Tu vieni da una famiglia numerosa alla quale sei ancora molto legato. «Ho due fratelli, i cugini, i nipoti. Ho passato il Natale a Napoli e abbiamo dovuto allungare la tavola! Ho sempre desiderato avere tantissimi figli, una squadra di calcio. Oggi chissà, mi dico che forse non ne avrò più il tempo. E pensare che avevo iniziato presto, a 23 anni!».

 ??  ?? STEFANO DE MARTINO Nato il 3 ottobre 1989 a Torre Annunziata (Napoli), nel 2009 Stefano ha partecipat­o alla nona edizione di Amici di Maria De Filippi, vincendo nella categoria ballerini. Dal 2019 conduce Made in Sud con Fatima Trotta (33, con lui nell’altra pagina). Lo show va in onda in prima serata su Raidue.
STEFANO DE MARTINO Nato il 3 ottobre 1989 a Torre Annunziata (Napoli), nel 2009 Stefano ha partecipat­o alla nona edizione di Amici di Maria De Filippi, vincendo nella categoria ballerini. Dal 2019 conduce Made in Sud con Fatima Trotta (33, con lui nell’altra pagina). Lo show va in onda in prima serata su Raidue.
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A sinistra, Stefano al doppiaggio del cartoon Artic - Un’avventura glaciale (nel cast c’è anche Ambra Angiolini): l’uscita è stata rimandata causa pandemia. Sotto, è con il figlio Santiago (7), nato dal matrimonio con Belén Rodríguez.
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