Julianne Moore Tutta cinema e battaglie civili
Tosta nei film come nella vita. Julianne Moore è nata combattente perché «se non ti metti in gioco ogni giorno, quello che fai al cinema perde di credibilità». Niente male, eh?
Un profilo “acqUa e fiamme”
Dal tavolo pesca l’ultimo pezzo di un puzzle che raffigura un uccello, un cardinale rosso: “Senza l’aiuto di Bart, mio marito, non l’avrei mai finito”. Poi passa all’attacco. In primo piano, la copertina di un giornale che strilla What a putts!.
“Negli Usa ci sono 100mila morti per Covid-19 - cita il candidato democratico Joe Biden - e il presidente Trump cosa fa? Gioca a golf”. In un altro scatto, lo striscione Black Lives Matter, il movimento per i diritti degli afroamericani, a ricordare chi è e da che parte sta l’attrice premio Oscar Julianne Moore. Sono solo alcune istantanee del suo profilo Instagram. Un profilo, parole sue, “acqua e fiamme”. Classe 1960, nata a Fort Bragg, Carolina del Nord, il pianeta del free jazz (da John Coltrane a Thelonious Monk). Moore, madre assistente sociale e papà giudice militare, ha la parola giustizia tatuata in fronte.
«Una fronte lentigginosa» sorride. «Ormai ho fatto pace con le lentiggini. Da piccola le odiavo».
Il suo mestiere, racconta, ricorda un po’ quello di un’antenna: «Sono un’attrice che tiene gli occhi sul mondo. Mi batto per i casi di abusi sui minori, oltre che sulle donne. E per la bandiera confederata, quel vessillo rosso e blu degli stati schiavisti del Sud: ho lanciato una petizione per rimuoverle dalle scuole». Ogni giorno una battaglia. «È la voglia di combattere a farmi alzare la mattina» sospira. E la carriera, la moda, cortometraggi come The Staggering Girl di Luca Guadagnino? «Le carriere sono polveriere» sbuffa. «Del mestiere dell’attore, alla fine, resta il bene e il male che ti sei fatto mentre cercavi di entrare nella parte. Se non ti metti in gioco nel quotidiano, quello che fai sotto un riflettore perde di credibilità». Dietro la saggezza e gli occhi chiari scorrono anni (e icone) di cinema. I suoi maestri portano il nome di Robert Altman (America oggi), Louis Malle (Vanya sulla 42ª strada), l’amico Todd Haynes (Safe),
Paul Thomas Anderson (Magnolia,
con quel battibecco senza esclusioni di colpi col farmacista che la prega di non mixare prozac, dexedrina e morfina liquida) e i fratelli Coen
(Il grande Lebowski). La statuetta come miglior attrice arriva con il dramma sull’Alzheimer precoce,
Still Alice. «Una lezione di vita» dice guardando commossa il cielo sopra New York. «Non è una malattia che ti porta subito via con sé. Scompari lentamente. E allora la domanda è: come faccio a restare presente? In che modo rimango aggrappato alle persone che amo?».
Sei una delle poche attrici e attiviste a cui il termine “genere” proprio non piace… «Preferisco umano a uomo o donna.
Le etichette appiattiscono l’arte. I ruoli che interpreto sono forse la quintessenza dell’essere donna, ma nella vita ho sempre cercato di muovermi in territori meno definiti. Ho un debole per le persone ai margini, i “non visti”. Come la pornostar tossica che perde la custodia del figlio in Boogie Nights
o la moglie e mamma lesbica de
I ragazzi stanno bene. La regista Julie Taymor mi ha appena scelta per il film tratto dal memoir My Life on the Road sulla femminista, giornalista e attivista Gloria Steinem, co-fondatrice del Women’s Media Center insieme a Jane Fonda e Robin Morgan. Nel film, che si intitola The Glorias,
si alternano diverse Steinem: Ryan Kiera Armstrong da piccola, Lulu Wilson adolescente, Alicia Vikander tra i venti e trent’anni, e poi io. Una bella sfida. Mi ha ricordato i tempi
in cui portavo sullo schermo la casalinga anni Cinquanta con il marito bisessuale in Lontano dal Paradiso».
In Dopo il matrimonio (su MioCinema.it e Sky Primafila) lavori di nuovo col regista
Bart Freundlich, tuo marito nella vita e padre dei tuoi due figli. Come ti sei trovata?
«Prima di cominciare le riprese Bart mi ha sussurrato all’orecchio “Tranquilla. Con te non farò il regista. Voglio che tu ti senta libera”. Ci siamo conosciuti sul set de I segreti del cuore. Grande sintonia. Sono a un punto della vita dove conta di più mettersi un paio di jeans sexy per le amiche che per il marito (ride, ndr.) Mi sono posta il problema di girare il remake di un film già bello come quello diretto dalla danese Susanne Bier nel 2006. Ho pensato: perché non cambiare il genere dei protagonisti e farne una storia al femminile? Al centro troviamo Isabel, la straordinaria
Michelle Williams, che gestisce un orfanotrofio nel Sud dell’India e deve viaggiare fino a New York per convincere il mio personaggio, Theresa, a fare una donazione alla sua causa».
Ti batti per i diritti dei gay e contro le armi. Sei una delle ambasciatrici di Save the Children. Sei votata alla battaglia?
«Non smetterò mai di lottare. Ora il problema della disparità uomo-donna è in cima alla lista delle cose da cambiare. Ai miei figli insegno a restare aperti di mente: “Siate degli umanisti, non solo femministi”, ripeto».
Entrerai mai in politica?
«Ho già dato, quando ho impersonato l’ex candidata vicepresidente repubblicana Sarah Palin nel film Game Change di HBO. Per un po’ voglio stare alla larga dai social e dai notiziari. Se qualcuno si avvicina e mi chiede “Julianne, che hai da dire su questo argomento?”, rispondo: “Alziamo il sedere e cambiamo il mondo, poi ti dico il mio pensiero”. Mi chiedo come mai siamo in così pochi a batterci contro la povertà. In India slum e baraccopoli sono aree periferiche dove il fallimento delle politiche ambientali è evidente. New York fa ancora più impressione, la povertà è dappertutto e sta implodendo. Una tutta “diritti civili” come me vorrebbe poter fare di più».
E se quest’aura da diva combattente dovesse abbandonarti?
«Potrei sempre fare la scrittrice. Ho già pubblicato una serie di libri illustrati, Freckleface Strawberry, rigorosamente per bambini. Mi onora sapere che le scuole usano le mie storie per parlare ai bambini di bullismo, pensa che ne hanno tratto persino un musical! La protagonista delle storie sono io da piccola». La Julianne bambina ha ancora tante lotte a cui appassionarsi. Restate sintonizzati.