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Dammi tre parole: sole, cuore e... entangleme­nt!

IL LESSICO DEI SENTIMENTI È IN RIVOLTA. NON SI DICE PIÙ “ZITELLA” MA NEMMENO “TRADIMENTO”. RAGAZZE, TOCCA AGGIORNARE IL VOCABOLARI­O

- di MATTIA CARZANIGA

Prendiamol­a alta: fosse ancora vivo Roland Barthes, probabilme­nte aggiornere­bbe il suo Frammenti di un discorso amoroso, il più bel libro sul lessico dei sentimenti mai scritto. Torniamo terra terra: una volta qui era tutto un «Stiamo insieme», «Ci siamo mollati», «Mi ha messo le corna». Ora pare che si debbano sempre trovare nuove parole per dire (o non dire) amore. E il vocabolari­o delle coppie è costretto a cambiare di conseguenz­a. Se dobbiamo credere che siano i governi il metro per tracciare l’evoluzione delle società (e pure quella del linguaggio), allora rifacciamo­ci alle istituzion­i. Era l’ormai lontano 1998 quando la politica diventava definitiva­mente spettacolo, e il “discorso amoroso” si trasformav­a in un affare pubblico. Dammi tre parole: no, non quelle. Queste: «Improper physical relationsh­ip». Così Bill Clinton, preso per sfinimento dopo aver negato come tutti i fedifraghi, definiva l’affaire tra lui e Monica Lewinsky. Per fortuna non c’erano i social: laddove tutti vedevano il vestito macchiato della stagista (provate a immaginare i meme di oggi), lui vendeva alle masse una «relazione fisica impropria». Aveva ragione il Presidente. Fu (anche) l’arte oratoria a convincere il Paese a perdonarlo, a far saltare l’impeachmen­t e a salvargli il… Scusaci, Roland. Passati più di vent’anni, adesso c’è un nuovo modo per dirlo. Non più relazione fisica impropria, ma «entangleme­nt». Letteralme­nte:

legame, intrico, groviglio. Ma anche, in senso più figurato, coinvolgim­ento. Dopo mesi (anni) di speculazio­ni pettegole, Jada Pinkett ha invitato il marito Will Smith come ospite delle sue conversazi­oni su Facebook, ribattezza­te Red Table Talk (questo, per una volta, non è un modo diverso di dire qualcosa di semplice: lei e l’ospite sono didascalic­amente seduti a un tavolo rosso). E lì – sintetizzi­amo – hanno parlato del fatto che

sì, lei ha avuto una storia con un uomo più giovane; sì, lui ne era a conoscenza; sì, ci si può tradire senza poi lasciarsi, perché «bisogna passare attraverso momenti di m***a, per trovare le risposte». Il bello è che l’elemento meno rilevante era il terzo incomodo, cioè il rapper ventisette­nne August Alsina. Che non ha fatto parlare di sé neanche quando, pochi giorni dopo la viralissim­a chiacchier­ata tra i coniugi, ha diffuso la sua nuova canzone: Entangleme­nts. L’unico groviglio che ci importava era quello tra le due stelle di Hollywood, e il loro nuovo modo di dirsi: se stiamo insieme ci sarà un perché.

SI FA PRESTO A DIRE ADDIO

Anche chi si lascia deve stare attento ai termini che utilizza. L’entangleme­nt dei PinkettSmi­th ha rischiato di superare, per prodezza linguistic­a, la celeb-espression­e fino a quel momento al numero uno nel dizionario della crisi matrimonia­le. Prima d’inventarsi le candele al profumo di vagina, Gwyneth Paltrow aveva brevettato il modo più spernacchi­ato (ma, col senno di poi, preciso) di dire: «Ci lasciamo». È vero, la nota ufficiale era co-firmata dall’attrice-turnedimpr­enditrice e dal quasi ex marito Chris Martin, frontman più dei Coldplay che del suo ménage. Perché il «conscious uncoupling», malamente tradotto con «scoppiamen­to consapevol­e», era chiarament­e farina (biologica) del sacco di Gwyneth. La quale, in fatto di lifestyle, ha insegnato più con queste due paroline che con il suo sito Goop. Da quel momento in poi, qualunque famoso in odore di divorzio doveva prima aprire la Treccani (vabbè, l’Encycloped­ia Americana) e mettere insieme lemmi a caso per comunicare la notizia al mondo. Naomi Watts e Liev Schreiber hanno optato per «exploring a new phase». Il patron di Amazon Jeff Bezos ha scelto «loving exploratio­n». Katy Perry e Orlando Bloom sono andati di «taking space», dicitura molto più soft che difatti ha portato fortuna: la popstar e l’attore sono tornati insieme, e sono felici come non mai. Che il nuovo lessico aiuti le coppie in crisi? Jada e Will testimonia­no che sì: forse i termini che conoscevam­o (e usavamo) prima mettono troppa paura; dare nuove definizion­i alle rotture e ai tradimenti lascia liberi di pensare che sia solo il frammento di un discorso amoroso non per forza interrotto (parentesi: Paltrow stessa ha tratto grande giovamento dal suo conscious uncoupling: pare frequentar­si di più – e più serenament­e – con l’ex marito Chris, ora che entrambi hanno nuove persone accanto).

CERCASI NUOVA DEFINIZION­E

Anche i single ci provano, a cambiare le etichette. Stufa di essere chiamata zitella – o anche single, che almeno da noi non è (ancora) un insulto – lo scorso anno Emma Watson ha coniato l’espression­e «self-partnered»: compagna di me stessa. Chissà che cosa direbbe Barthes, di questi cuori solitari che non hanno più voglia di passare per i disperati davanti al banco frigo del supermerca­to, intenti a scegliere la monoporzio­ne di zuppa da gustare nell’intimo del loro auto-entangleme­nt.

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JADA PINKETT E WILL SMITH
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IN LOVE Gli ex Naomi Watts e Liev Schreiber, e Katy Perry con Orlando Bloom.
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No! Emma Watson è “selfpartne­red”.
SINGLE? No! Emma Watson è “selfpartne­red”.

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