Mamma, papà, no photos!
LO FANNO LE CELEB, MA NOI NON SIAMO DA MENO: È LO SHARENTING, L’ABITUDINE DI POSTARE FOTO DEI PROPRI FIGLI. A VOLTE, A RAFFICA
Dwayne “The Rock” Johnson, ex wrestler e macho cinematografico per eccellenza, con in braccio la sua bimba appena nata. Kylie Jenner con la piccola Stormi (2 anni). Kim Kardashian con i figli di fronte e di profilo, più o meno agghindati. Gwyneth Paltrow su Instagram con la primogenita Apple che, ormai grandicella, protesta: «Non puoi postare foto senza il mio permesso, mamma!». Questo è il problema: troppa condivisione, al punto da far nascere il neologismo “sharenting” (share + parenting). Che è anche il titolo del saggio di Gianluigi Bonanomi Sharenting - Genitori e rischi della sovraesposizione dei figli online (Mondadori Università ). Il fenomeno non riguarda soltanto le star, accusate di usare i bambini per conquistare like facili, ma la gente comune. Stesso motivo o semplice orgoglio, vanità, superficialità? Quello che è certo è che sette genitori su dieci pubblicano scatti dei figli su Facebook. E spesso non occasionalmente, ma a raffica.
I RAGAZZINI NON CI STANNO
Una ricerca italiana su un campione di 216 mamme dimostra quanto sia considerata normale questa abitudine: l’87% ritiene che postare le foto sia un diritto indiscutibile dei genitori, l’88% non ha mai consultato i figli prima di farlo. Qualche volta le immagini (circa il 20%) sono imbarazzanti, nude, buffe, e i ragazzini, appena lo capiscono, a nove, dieci anni, chiedono di toglierle. La scrittrice Blair Koening ha creato il blog Cynicalmother.com perché non
ne poteva più di ecografie, aggiornamenti ora per ora, dettagli sulle coliche intestinali via social. E ha invitato chi la pensa come lei a protestare.
QUALCHE RISCHIO C’È
Al di là dei profili creati per i figli appena usciti dalla sala parto (l’ha fatto, per esempio, l’influencer Mariano Di Vaio), della vita in diretta (quella di Leone, inconsapevole - per ora - cucciolo dei Ferragnez) e dei divismi
(ci sono mini star di sette anni su Tik Tok), qualche rischio esiste: la geolocalizzazione, il furto di identità, il cyberbullismo. Molte delle foto trovate nei database dei pedofili erano state messe in rete proprio dai genitori. Come finirà? Con i figli che fanno causa a mamma e papà invocando un po’ di sacrosanta privacy?