TuStyle

Rachel Hollis Il mio corpo è forte. Come me

SCRITTRICE E BLOGGER SEGUITISSI­MA, LA HOLLIS PUBBLICA LA VERITÀ È CHE NON TI PIACI ABBASTANZA. MANUALE PER DONNE CHE SI VEDONO SEMPRE MOLTI PIÙ DIFETTI CHE PREGI

- di LUISELLA MARINI

Una sua foto su Instagram, nel 2015, ha fatto il pieno di like per il più sorprenden­te dei motivi: l’imperfezio­ne. Con l’aria radiosa, in bikini, Rachel Hollis mostrava le smagliatur­e sulla pancia dovute a tre gravidanze: «Continuo a mettere il due pezzi perché sono comunque fiera del mio corpo e dei suoi segni». Oggi la 37enne scrittrice e blogger americana con 1,8 milioni di follower e un seguitissi­mo blog di lifestyle è l’autrice di manuali motivazion­ali come La verità è che non ti piaci abbastanza, che esce in Italia l’1 settembre per De Agostini dopo aver venduto 4 milioni di copie nel mondo. Alle donne che non si sentono mai abbastanza belle, brave, forti, a quelle che si vedono più difetti che pregi, che si sentono inadeguate come fidanzate, mogli o amanti, Rachel grida: “Ragazze svegliatev­i!” (il titolo originale del libro è “Girl, Wash Your Face”), perché la vostra felicità dipende da come saprete guardarvi dentro più che allo specchio, vedendo quanto bellezza e coraggio possano schiacciar­e qualunque difetto.

E in 20 capitoli smonta altrettant­e bugie che il mondo femminile si racconta da sempre, da “non sono una brava mamma” a “ho bisogno di un eroe”. Tutti argomenti che lei, già dall’infanzia, ha usato per auto-spronarsi diventando una vera “influencer dell’autostima” per se stessa prima che per le altre.

Hai elaborato questa strategia già nell’adolescenz­a?

«In un certo senso sì. Ho avuto un’infanzia difficile: il fratello al quale ero più legata è scomparso quando avevo 14 anni e i miei non erano di quei genitori che giocano coi figli piccoli o sono in grado di guidarli nei momenti critici. Non mi restava che fantastica­re un futuro migliore, lontano dal paesino della provincia california­na dove vivevamo. Sognavo di andare a Los Angeles e incontrare Matt Damon».

Sognare è così importante?

«Eccome! Il solo fatto di immaginare una vita diversa mi dava la forza di inseguirla. Poi Matt Damon l’ho incontrato davvero.

A 17 anni sono andata via di casa, qualche anno dopo lavoravo alla Miramax, la casa di produzione hollywoodi­ana, quando ho conosciuto il mio attore preferito... ma a quel punto mi ero fatta strada e non avevo più bisogno di favole».

Le difficoltà ti hanno resa più tenace?

«Le persone molto forti e motivate hanno spesso avuto inizi difficili, ho notato. Chi ha avuto una famiglia tranquilla e una vita facile spesso non ha la stessa grinta, lo stesso bisogno di farcela».

Quali altri sogni hai realizzato?

«Scrivere un bestseller entrando nella classifica del New York Times (ci è rimasta per mesi con questo libro nel 2018, ndr). Incontrare Oprah Winfrey che, a differenza di altre celebrity, non mi ha delusa».

La foto del 2015 in cui mostri le smagliatur­e è emblematic­a. Come sei arrivata a mostrarti orgogliosa di imperfezio­ni che molte altre nascondono?

«Ho cercato di fare cose che mi facessero sentire fisicament­e più forte: corse, maratone, trekking. Grazie allo sport sono diventata orgogliosa del mio corpo non per come appare ma per quello che mi permette di fare. E dopo mi è venuto più facile lavorare sull’amor proprio, guardarmi allo specchio e vedere quello che ho di positivo. Negli ultimi 10 anni, anche con il blog, mi sono spesa proprio per ridefinire il concetto di salute e bellezza per tutte le donne».

È vero che hai una routine quotidiana quasi sacra per te? «Ogni giorno mi alzo prestissim­o, anche alle 5, perché altrimenti con quattro figli non avrei mai del tempo per me. Prima leggo, poi faccio ginnastica e organizzo la mia giornata. L’umore cambia ma noi possiamo imporci di fare sempre quello che ci serve a stare bene».

Nel libro parli delle tue stesse fragilità. Una volta i manuali di self help avevano uno stile diverso: una tua scelta precisa?

«Mi è venuto spontaneo. Amo parlare a tutti, anche sui social, con la stessa schiettezz­a con cui mi rivolgo agli amici. Una volta gli autori di questi manuali erano più uomini, che hanno uno stile diverso: si pongono come esperti che hanno la ricetta giusta per affrontare ogni situazione.

Ascoltando­li ho sempre pensato che una donna sarebbe stata più empatica, ma ho dovuto comunque abbattere dei tabù: noi donne veniamo educate ad apparire sempre perfette, a non mostrare le sofferenze. Invece la gente si riconosce in chi, come loro, vive momenti di difficoltà».

Sui social racconti anche momenti molto difficili attraversa­ti proprio negli ultimi mesi (si è appena separata dal marito, ndr). Condivider­e tutto, anche la sofferenza, ha un costo?

«Non potrei fare questo lavoro senza essere vera, ma lo faccio solo quando mi sento pronta. Negli ultimi due mesi, per esempio, sono apparsa molto meno. E durante la quarantena ho scritto un nuovo libro: Didn’t see that coming (“Non l’ho visto arrivare”, ndr). Perché come il Coronaviru­s, i traumi della vita arrivano sempre inaspettat­i. Ma l’importante è parlarne».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy