Viaggi. Venezia: ciak, si gira!
DAL 2 AL 12 SETTEMBRE VA IN SCENA IL FESTIVAL DEL CINEMA. E NOI CE NE ANDIAMO A SPASSO TRA LUOGHI ICONICI E ANGOLINI DEFILATI
Anche se il red carpet è appannaggio solo delle star del cinema, a Venezia si srotola un blue carpet alla portata di tutti. È il Canal Grande, e io scelgo di ammirarlo da una prospettiva zenitale: la terrazza panoramica del Fondaco dei Tedeschi. Nel 1500, questo palazzo vicino al Ponte di Rialto era un albergo per mercanti, oggi è un centro commerciale di lusso per turisti con le carte di credito oro (tutte le info per prenotare la visita alla terrazza su dfs.com). Da quassù, la città mi appare in tutto il suo splendore. Ma dietro al sipario di monumenti, canali e facciate bizantine, la Serenissima nasconde una vita segreta, e perdersi tra calli e campielli fa parte del gioco.
Seguo il flusso dei gondolieri e punto al cuore di Cannaregio, l’antico ghetto, con i negozietti di anticaglie e souvenir di arte ebraica, e i baretti di Fondamenta dei Ormesini, uno degli ultimi spunti fotografici old Venice con i fili di bucato appesi sopra al canale.
ANDAR PER OMBRE
In fondo a una calle strettissima riesco a scovare La Vedova (Ramo Ca’ d’Oro 3912), il bacaro più verace della zona, con i cicheti (le tapas alla veneziana) a prezzi popolari. Piatto e bicchiere in equilibrio su una botte, addento le polpette per cui è famoso (€ 1,50 l’una) e proseguo con le sepe aroste (seppie alla griglia, € 3) e gli schei (gamberetti, € 3) con polenta
bianca. Poi mi spingo giù da una scala fatta di volumi destinati al macero fin dentro Acqua Alta (Calle Lunga Santa Maria Formosa 5176b), libreria labirintica con l’istinto di proteggere i tomi dalle inondazioni, tanto che spesso e volentieri gli scaffali sono sostituiti da gondole. Continuo il mio bacaro tour con una sosta sugli scalini del ponte delle Fondamenta Gallina all’Osteria da Alberto (osteriada alberto.it) per un’ombra (bicchiere di vino bianco), bevanda ideale per stemperare il gusto deciso delle sarde in saor e dei nervetti con la cipolla. Invece, baccalà mantecato (€ 1,50), tartine alla mortadella (€ 1,50) e Spritz servito a litri sono il pezzo forte del Bacaro Risorto
(Campo S. Provolo 4700; un litro di Spritz € 10), angolo di pura venezianità dietro San Marco. Il cicheto diventa glam al Bancogiro (osteriabancogiro.it), bacaro sofisticato a fianco del mercato di Rialto, dove mi servono crudi di pesce freschissimo (€ 30,80) accompagnati da bollicine doc.
SU LA MASCHERA
Gondole, sfatiamo un mito: si può fare. Certo, per una proposta di matrimonio il prezzo è di € 265 brindisi escluso, ma per un giro collettivo (massimo sei persone) di 35 minuti tra i canali e i palazzi monumentali, il prezzo crolla a € 27 a testa. Io provo l’ebrezza di salire sulla mitica imbarcazione imitando i veneziani, e attraverso il Canal Grande a bordo di una delle grandi gondole-traghetto che fanno servizio dalle 7 e 30 alle 20 (€ 2). Tra San Polo e Dorsoduro - seguendo il percorso d’arte che sfiora Ca’ Rezzonico, il Guggenheim e le Scuole Grandi di San Rocco e San Giovanni con le opere di Tintoretto, Tiepolo e Tiziano - m’intrufolo in alcune botteghe di artigianato doc. Da Perlamadre Design (perlamadre design.com) trovo bijoux in vetro opalescente. Da Ca’ Macana (camacana.com), il numero uno dei produttori di maschere, provo le baute e le morette indossate nel film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. Mancano solo le dame
in parrucca e crinolina nella Tessitura Bevilacqua (luigibevilacqua.com), atelier delle meraviglie dove, al ritmo dei telai del Settecento, si realizzano velluti e broccati destinati a teatri antichi e palazzi nobiliari. Nel sofisticato showroom, non mancano clutch (€ 490) e tote (€ 1.300).
LAGUNA DI VETRO E DI VINO
Al mattino presto arrivo a Murano, i negozi di souvenir sono ancora chiusi, e i mastri vetrai si mettono al lavoro nelle vetrerie-showroom. Come quella di Massimiliano Schiavon (massimilianoschiavon. com), alla sesta generazione di vetrai, ricca di oggetti dal design unico. Opere d’arte anche nella fornace-galleria del Berengo Studio (berengostudio1989.com).
Anticamente, Venezia era ricca di vigneti. In un ettaro di terra attorno a un campanile del 1300 sull’isoletta di Mazzorbo, collegata a Burano da un ponte, si coltiva la dorona, l’uva autoctona della laguna. Il vino, chiamato Venissa, è una rarità: s’imbottiglia in vetro di Murano e si gusta nell’omonimo wine resort con cucina stellata e camere di design (venissa.it). Finisco alla grande da Bacaromi, bacaro contemporaneo nell’ex opificio Molino Stucky (molinostuckyhilton.it), oggi tra gli hotel più celebri della Giudecca. Prima di assaggiare antiche ricette rivisitate (risoto manteca’ ae secoe, € 21), salgo in terrazza per ammirare il tramonto con uno Spritz a bordo piscina. Senza invidia per le star del red carpet.