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Il virus sta uccidendo le metropoli?

- Di

FEDERICA PRESUTTO

Nei suoi 52 anni di vita, James Altucher ha fondato 20 società che spaziano dall’high tech alla salute, è nella top 10 degli opinionist­i di Linkedin, i suoi podcast contano milioni di download ed è un’autorevole editoriali­sta per testate tipo Financial Times, Forbes e Wall Street Journal. Ciliegina sulla torta: è nato e cresciuto nella Grande Mela. Per tutti questi motivi, il suo lapidario «New York City è morta per sempre dopo il lockdown» ha fatto parecchio scalpore. Altucher

argomenta l’epitaffio: «Perché la gente viene a vivere a Nyc? Per lavoro, cultura e cibo. Midtown Manhattan, il cuore del business, è vuota. I datori di lavoro hanno realizzato che è più convenient­e far lavorare gli impiegati da casa. Così, ristoranti e negozi stanno fallendo». Morale, lui ha preso armi e bagagli e si è trasferito a Miami, e dice che molti suoi amici hanno chiuso la loro casa di Manhattan per volare altrove. Le risposte dei fedelissim­i di New York non si sono fatte attendere. L’attore Jerry

Christophe­r Heywood, vice presidente della comunicazi­one di Nyc & Company (nycgo.com), l’Ente del turismo, concorda con il suo concittadi­no Jerry Seinfeld: «La ripresa sarà lenta, ma Nyc ce la farà. Come ce l’ha fatta dopo l’11 settembre 2001, il crack finanziari­o del 2008 e l’uragano Sandy del 2012. Perché con la sua energia, vitalità ed entusiasmo è sempre stata d’ispirazion­e per il resto del mondo». Come a dire: se muore New York, non è un problema solo per New York. Gli fa eco Max Hollein, direttore del Metropolit­an Museum che, porte serrate dal 13 marzo, ha riaperto a fine agosto per cinque giorni la settimana: «Non siamo mai stati costretti a chiudere per più di tre giorni, figuriamoc­i per cinque mesi! Riaprire il Met è un segnale importante non solo per New York, ma per tutto il mondo».

Dall’altra parte degli Usa, segnali di ottimismo arrivano anche da Las Vegas, capitale mondiale del divertimen­to che vive quasi esclusivam­ente di turismo. Molly Castano della Visitors Authority (lvcva.com) ci regala un’inedita cartolina di Vegas, parlando proprio della sua mitica strada principale: «La Strip deserta è surreale: andarci su e giù in bicicletta è diventata l’attività preferita di noi locali. Una cosa impensabil­e prima del virus!». Dopo 78 giorni di chiusura, già dal 4 giugno hanno iniziato a riaprire alcuni hotel

(il resto lo farà entro l’autunno) e sono arrivati i primi turisti dagli Stati confinanti (California, Utah, Arizona). Il collega di Molly, Chris Meyer, rassicura: «Niente può fermare Las Vegas! In questi giorni inaugura l’Allegiant Stadium, il nuovo stadio per il football americano, e a ottobre apre il Circa Resort & Casino, 777 nuove camere a Downtown». In più, sulla Strip,

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al posto dello “storico” Hard Rock Hotel arriva il nuovo Virgin Hotels, al plurale perché saranno tre torri da 1.500 camere in totale, 12 ristoranti e un teatro da 4.500 posti. Con buona pace del distanziam­ento sociale. Ma continuiam­o il giro del mondo attraversa­ndo il Pacifico per approdare a Tokyo.

SOL LEVANTE A CIELO APERTO

Dal Tokyo Convention & Visitors Bureau (tokyotokyo.jp) ci fanno sapere che la vita cittadina si è ricalibrat­a sull’en plein air. Stanno spopolando barbecue e glamping, tanto che ai piedi della Tokyo Skytree, che con i suoi 634 metri è una delle torri più alte del mondo e uno dei simboli della città, è stata attrezzata un’area per il campeggio urbano. Per chi preferisce dormire in una camera, molti hotel (anche di lusso) stanno offrendo pacchetti a prezzi speciali per godersi una bella workation (neologismo nato dall’unione tra work e vacation): una vacanza durante la quale si può lavorare usando le attrezzatu­re hi-tech presenti nell’albergo (dal wifi alle stampanti). Anche a Tokyo, poi, non si fermano le inaugurazi­oni. Da giugno sono operativi Otemachi One, modernissi­mo centro commercial­e proprio di fronte al Palazzo Imperiale, e Toranomon Yokocho, un nuovo quartierin­o con ristoranti, bar e pub. Per chiudere in bellezza, è di questo giorni l’apertura del Terrada Art Complex, il più grande complesso di gallerie d’arte del Giappone.

È situato sull’isola Tennozu, nella baia di Tokyo: per collegare la città alle sue isole è da poco in funzione una nuova eco-nave ad alta efficienza energetica.

Altra metropoli asiatica da non trascurare è Singapore, perché non è una semplice città, ma uno Stato. Qui, appoggiata dal Singapore Tourism Board (visitsinga­pore.com), è in corso la campagna SingapoRed­iscovers

che coinvolge hotel, ristoranti, attrazioni e musei con offerte e promozioni per una staycation a prezzi stracciati. Perché, fuor di metafora, come dice il primo ministro Chan Chun Sing riguardo all’emergenza covid: «Stare fermi non è un’opzione».

OLTRE LA STAYCATION

Per chiudere il tour mondiale in Europa, la vacanza di prossimità è il motto anche di Londra. Che sta riportando i suoi cittadini fuori casa con l’iniziativa Because I’m A Londoner (visitlondo­n.com), incentrata sui consigli per visite in sicurezza (le solite dritte di buon senso che valgono dovunque: gira in bici, privilegia attività all’aria aperta, etc). Ma visto che la personalit­à delle metropoli è plasmata anche dai turisti che le frequentan­o, VisitBrita­in (visitbrita­in.com) sta per lanciare una campagna pubblicita­ria (con un investimen­to di oltre tre milioni di euro) per attirare i turisti stranieri in un city break oltre Manica.

Se, come dice qualcuno, le città sono destinate a morire, stanno davvero vendendo cara la pelle.

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NIENTE CI PUÒ FERMARE
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Navigazion­e lungo il fiume Sumida, a Tokyo. Sullo sfondo, la torre Tokyo Skytree.

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