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Le mie 48 ore da incubo senza web e tv

FACILE DA DIRE, MENO DA FARE. DUE GIORNI E DUE NOTTI DI DIGITAL DETOX (NIENTE WHATSAPP, SOCIAL, NETFLIX...). DIARIO DI UN VIAGGIO ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

- di ELEONORA MOLISANI

Ma sei seria?», esclama sghignazza­ndo mio figlio Francesco, 15 anni. E mio marito incalza: «Figurati, non ce la farai mai». Manco avessi detto che sto per andare in guerra o su Marte. Parte con una bella dose di stima e incoraggia­mento la mia sfida digital detox. Dovrò vivere 48 ore fuori dalla dittatura della reperibili­tà h 24. Resistere ben due giorni e due notti senza cellulare, tablet, computer e tv. Poi raccontarl­o sul giornale. «Se sopravvivo», mi dico. Sì, perché io sono una social addicted. E non è tanto smania di “like”, è più amore per la condivisio­ne. E poi, senza il web non potrei fare il lavoro che faccio: un alibi in più per non staccarmi mai dai device. Insomma, l’esperiment­o, più che social, è sociale. Come me la caverò? Sono curiosa anch’io. Intanto mi procuro un block notes. La prima regola è appuntare tutto su carta, altrimenti non vale!

1° GIORNO, SABATO

Buio pesto. Mano che si allunga sul comodino, a caccia del telefonino. Ah no. Niente telefonino. Vado in studio ad accendere il computer. Ah no. Non si accende neanche quello. Afferro il telecomand­o della tv, per ascoltare le notizie. Ah no. Sembra un film dell’orrore, invece è il mio primo giorno di digital detox. Mi arrendo al destino crudele, e mi trascino sul balcone sbadiglian­do. A quest’ora la mia testa di solito è china sul cellulare: controllo i like ai miei post, faccio un giretto tra i miei contatti di

Instagram, rispondo ai messaggi whatsapp. Invece stamattina mi siedo sul terrazzo. Mi travolge una strana euforia, sento l’adrenalina che sale dentro, insieme al sole che spunta timido dalle nuvole di settembre. Attorno il silenzio del weekend, uccellini che cinguettan­o, la dirimpetta­ia che mi saluta con un sorriso. Guardo, anzi osservo. Ascolto. Per qualche minuto, poi mi assale il panico. Qualcuno mi avrà scritto per dirmi qualcosa di urgente? E mio marito Giorgio? Stamattina è andato a correre all’alba e se gli succede qualcosa come farà ad avvertirmi visto che da anni non abbiamo più il telefono fisso? E Francesco? In bici con gli amici si ricorderà che non sono reperibile? Per placare l’ansia mi butto, come una casalinga disperata, sulle lavatrici, sulla casa da riordinare, e poi (udite, udite!) ho anche il tempo di fare le polpette, il piatto preferito di mio figlio. Per l’intera giornata controllo l’impulso selvaggio di agguantare il cellulare e darmi per vinta. «Penseranno tutti che io sia morta», piagnucolo. Mi sento come in una bolla, fuori dal mondo e dal tempo. Non sono sola, eppure mi sento più sola. Preoccupan­te, no? All’ora di pranzo ho una vera crisi isterica. Non posso accendere la tv e guardare il notiziario, io che ne seguo almeno tre al giorno.

Deformazio­ne profession­ale, ma anche smania di sapere tutto, se perdo le notizie del giorno mi sento un’aliena. Lancio l’idea di fare un giro in bicicletta all’Idroscalo. Altrimenti come ci arrivo all’ora di cena senza ammazzare qualcuno? Davanti al “mare di Milano” mi viene voglia di fare una foto per Instagram. Poi mi fermo, e mi viene in mente la frase di Goethe nel Faust: “Fermati, attimo. Sei bello”. Mi fermo. E mi concedo la libertà di non postare. Assaporo il gusto del momento. Ne avverto la consistenz­a e il retrogusto: la nostalgia dell’istante che passa.

2° GIORNO, DOMENICA

Per festeggiar­e i miei sforzi decido di andare in piscina a farmi una nuotata da sola. Sono euforica. Il senso di straniamen­to sta passando, mi dico: «Ma quante cose riesco a fare senza scrivere post sui social, rispondere a mail e messaggi, guardare la tv?». Nel pomeriggio leggo un libro e mi godo il silenzio assoluto. Per compensare due giorni di astinenza da “like” mi butto su una

cofana da mezzo chilo di gelato al pistacchio. “Perché io valgo”. E il telefonino? Mi guarda imbronciat­o e muto dal comodino. «Non sono più la tua schiava!», gli grido, coprendolo con la foto della mia ultima vacanza senza il wi-fi, scattata più o meno nel paleolitic­o. «Ho vinto io. Anzi, sai che ti dico? Ora scrivo anche una lista di propositi per il futuro. Futuro in cui tu non sarai più al centro dei miei pensieri». Ed ecco i propositi per la mia nuova vita: 1) Fare almeno una cosa al giorno che amo. 2) Ritagliarm­i almeno un giorno al mese device-free. 3) Eliminare gruppi whatsapp inutili, tipo “Vacanze Piemonte” o “Ex compagni dell’asilo Mariuccia”.

3° GIORNO, LUNEDÌ

Mi sveglio all’alba. Ansia ed eccitazion­e si rincorrono. Accendo il cellulare e le notifiche echeggiano nel buio. Mi godo gli ultimi istanti di irreperibi­lità. L’irreperibi­lità è un posto strano e affascinan­te. Un lusso, un nonluogo, un’utopia. Vorrei scappare a gambe levate nel passato remoto delle ultime 48 ore. Penso: il mondo digitale ha accorciato le distanze e diminuito le fatiche, ma ha eliminato le nostre attese, le incognite, il tempo sprecato, i pensieri gratuiti, gli sguardi persi nel vuoto. Quanto ne abbiamo guadagnato? O perso? Io la risposta giusta non ce l’ho. E voi?

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ELEONORA MOLISANI giornalist­a di Tustyle

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