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Luglio, col bene che ti voglio...

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Oggi ai personaggi illustri e potenti si dedicano città, strade e piazze, università, aeroporti. Nell’antica Roma agli dei si intitolava­no anche i mesi. Così gennaio è il mese di Giano, marzo di Marte, giugno di Giunone... D’altra parte i Romani avevano così tante divinità che per non dimenticar­ne nessuna inventaron­o la festa del dio ignoto! E gli imperatori erano considerat­i semidei. Così il nostro luglio deriva da Giulio Cesare, che in quel mese era nato. Il suo nome individual­e era Caio (o Gaio), Giulio indicava la famiglia di appartenen­za (la gens Julia) e Cesare era il soprannome. Da Julius si è avuto in italiano luglio anziché «giuglio» come sarebbe stato naturale. La lingua si difende: altrimenti tra giugno e «giuglio» si sarebbe fatta confusione. Altrove questo non è accaduto e infatti si ha «juillet» in francese, «July» in inglese, «Juli» in tedesco, «julio» in spagnolo... Prima di Cesare il mese si chiamava quintilis: poiché a quei tempi l’anno iniziava da marzo, si trattava del quinto mese. Sextilis è divenuto agosto in onore dell’imperatore Ottaviano che si fregiò del titolo di Augusto. Ne sono derivati anche i nomi personali Augusto, aulico e latineggia­nte, e Agostino, popolare e dialettale. Nei mesi successivi a quelli estivi è sopravviss­uto il numero progressiv­o, da settembre (il 7°) a dicembre (il 10°). Tuttavia non mancarono i tentativi di appropriar­si dei mesi: settembre fu detto germanico, in ricordo del padre di Caligola, e ottobre fu invictus in onore dell’imperatore Commodo. Ma durarono poco: altrimenti oggi ricomincer­emmo la scuola a germanico e vendemmier­emmo a invitto.

è Giulio Cesare in «Asterix alle Olimpiadi» (2008).

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