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Gente hai fatto ballare

La sua vecchia orchestra. E ci ha raccontato una fantastica storia di vita

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Secondo, l’uomo che ha reso popolare il liscio e scritto un capolavoro come “Romagna Mia”, anche se, poverino, il grande successo degli Anni 70 non ha fatto in tempo a vederlo. Alla sua morte, nel 1971, dovetti fare una scelta. Mi licenziai dalla scuola (mi mancava solo un anno per la pensione minima) e puntai sulla musica. Non fu facile, i vecchi musicisti non vedevano di buon grado che a dirigerli fosse un ragazzo di 35 anni». Che rapporto avevi con Secondo? «Ero il figlio maschio che avrebbe voluto. Mi regalò una chitarra e da lì partì tutto. Io, però, non mi sentivo un musi- L’Orchestra Casadei negli Anni 70. La cantante era Rita Baldoni, detta «La cossia». Figure di rilievo erano Renzo Vallicelli, detto il Rosso, alla tromba, e il bassista Giorgio Pullini, detto Giorgione.

cista, bensì un comunicato­re. Mi piaceva raccontare l’aneddoto, spiegare come era nata la canzone, così mi inventai l’orchestra-spettacolo. Prima tutti suonavano e basta. Abbiamo rivoluzion­ato ogni cosa: andavamo in giro con un grande pullman con le cuccette e raccontava­mo storie che catturavan­o l’immaginari­o dei primi turisti che venivano in Romagna. Nessuno di loro tornava indietro senza un disco di Casadei».

Come ha fatto il liscio a passare da fenomeno locale a musica nazionale?

«Grande merito va a Vittorio Salvetti, che nel 1973 mi volle al Festivalba­r. “Un disco per l’estate” ci aveva scartati perché “troppo ruspanti”. Facemmo “Ciao Mare” e fu il boom, diventammo popolari, andavamo in tv, ci volevano tutti. L’anno dopo eravamo a Sanremo».

A un certo punto, dietro di voi le orchestre erano migliaia.

«Proprio così. Avevo perfino undici imi- tatori! Falsi Casadei (il mio cognome in Romagna è molto diffuso) che andavano a suonare al Sud millantand­o parentele. Dei “patacca” veri e propri». Chi erano i vostri rivali? «I Castellina-Pasi. Facevano revival, ma erano bravi e vendevano parecchio. Ma noi prendevamo più soldi, andavamo in television­e e quindi suscitavam­o una certa gelosia. Avevo fatto fare dei cartelli stradali con il nome dell’Orchestra e il numero di telefono: la notte ce li imbrattava­no con il catrame».

Poi, a fine 70, la disco music svuotò le balere.

«Sì, ma noi avevamo ormai il nostro pubblico. Reggemmo il colpo».

Potevi portare il liscio nel mondo, eppure non sei mai uscito dall’Italia.

«Ho paura dell’aereo. Mi offrirono una barca di soldi per andare in America Latina, ma rifiutai. L’America ce l’avevo qui. Perché cercarla altrove?».

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CIAO CIAO CIAO CIAO MAREEE...

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