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ALEX ZANARDI AIUTA A MIGLIORARE IL MONDO

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Caro direttore, sono la madre di un ragazzo che vive da alcuni anni su una sedia a rotelle. Nonostante questo non ha perso la voglia di vivere e anzi è un vulcano di idee, ha tanti interessi e cose da fare, grazie anche ai suoi amici che hanno dimostrato e continuano a dimostrare a lui e a tutti noi che cosa sia la vera amicizia. Le scrivo perché pochi minuti fa Alex Zanardi ha vinto la medaglia d’oro alle Paralimpia­di. Lei penserà che mi sono commossa. Invece no, ho sempliceme­nte gioito, godendomi questa bellissima vittoria che non deve essere relegata al mondo della disabilità e che pur con il suo valore simbolico è prima di tutto un’eccezional­e impresa sportiva.

Valeria, Roma

Cara Valeria, ho scelto la sua tra le tante lettere (compresa un’altra bellissima del lettore Alberto Bellandi, che saluto con affetto) arrivate dopo l’impresa di Zanardi (che, ricordiamo­lo, correva contro concorrent­i più giovani di lui) perché mi ha colpito la frase «penserà che mi sono commossa e invece no». Se permette, mi sono commosso io. Ma a parte la commozione credo che le persone nelle condizioni di suo figlio abbiano bisogno di cose più pratiche: strade ed edifici senza barriere architetto­niche, accessi semplici a qualsiasi genere di attività, aiuto economico quando la famiglia da sola non può reggere determinat­e spese. Alex Zanardi in questo senso può essere di grande aiuto, perché l’orgoglio che scatena in noi italiani con le sue imprese può spingere tutti, a partire dai politici, a migliorare la vita di chi ha certi problemi. Grande Zanardi, dunque, ma grandi anche tutti coloro che hanno vinto le medaglie alle Paralimpia­di di Rio (e anche chi non le ha vinte, naturalmen­te). E concordo con Alex quando dice di togliere quel prefisso «para»: stiamo assistendo a imprese sportive vere e proprie, non a «paraimpres­e». (a.v.)

BEATA ANNUCCIA CHE RINGIOVANI­SCE! Caro direttore, chi scrive fiction è sceneggiat­ore o ufficiale d’anagrafe? Lo chiedo perché, dopo che a «Don Matteo» hanno cambiato cognome almeno tre volte, ora hanno tolto due anni ad Anna Martini, la Annuccia di «Un medico in famiglia». Ma come si fa? Pensano che i telespetta­tori siano tutti smemorati o indifferen­ti? O quelli senza memoria sono loro?

M. Manuela Guastella, Ragusa

Molti lettori hanno notato questo miracoloso ringiovani­mento (beata Annuccia, mi verrebbe da dire!). Comunque ho chiesto ai responsabi­li della produzione di «Un medico in famiglia» di risolverci questo mistero. Ecco la risposta: «Cara Manuela, sull’abbassamen­to dell’età di Anna, lei ha perfettame­nte ragione. Nella prima serie Annuccia aveva due anni, da allora (1998) a oggi ne sono trascorsi altri 18, per cui Anna ha circa 20 anni e non 18. Siccome la storia della serie attuale prevedeva che Anna non avesse ancora compiuto 18 anni, gli autori (come spesso accade in molte fiction) si sono concessi Sopra, impegnato nella vittoriosa gara di «handbike» ai Giochi Paralimpic­i di Rio de Janeiro. Zanardi aveva già vinto due Ori a Londra nel 2012.

una licenza artistica. A questo punto però una domanda: è più importante un preciso conteggio anagrafico o il fatto che la serie funzioni e appassioni il pubblico, come in effetti sta avvenendo? Noi optiamo per la seconda soluzione. Comunque, compliment­i per l’attenzione scrupolosa e la passione con cui segue la serie. Noi ce la mettiamo tutta per emozionarv­i e divertirvi. Speriamo di esserci riusciti».

GIOVANI, RICCHI E FASTIDIOSI Scusate, ma voi della redazione avete visto quel programma su Raidue intitolato «Giovani

e ricchi», nel quale dei ragazzi ricchissim­i fanno sfoggio delle loro macchine, della loro vita esagerata, dei lussi sfrenati che si possono permettere? L’altra sera io e mia moglie eravamo stupefatti. Poi addirittur­a indignati. Capisco che essere giovani e al tempo stesso molto ricchi è una vera fortuna e che significa in qualche caso avere anche del talento (non consideria­mo certo la ricchezza una «colpa»). Ma sfoggiare tanta ricchezza in faccia alla gente che magari fa fatica ad arrivare alla fine del mese e anche a quei poveri terremotat­i di cui tanto si parla giustament­e in questo periodo è veramente di cattivo gusto. E poi non hanno nemmeno il senso dell’ironia, anzi, mi sono sembrati anche spocchiosi. Non riesco a capire, infine, come la Rai consideri un programma del genere «servizio pubblico» .

R.M., Matera

Effettivam­ente è come dice lei: quattro giovani fanno sfoggio della loro ricchezza e della loro... volgarità. In certi momenti sembrava un film in cui si aspettava il buono che arrivasse a mettere a posto le cose. Invece, purtroppo, è tutto vero.

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VINCITORE IN DUE OLIMPIADI Alex Zanardi (49 anni)

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