GRAZIE AI TRE DI DENARI LA TV È ANCORA PIÙ VERA
Caro direttore, ho letto con particolare piacere e divertimento l’articolo sul numero scorso di Sorrisi dedicato ai «Tre di denari», i ragazzi che hanno vinto per 20 puntate il quiz «Reazione a catena» presentato da Amadeus. Mi è dispiaciuto vedere che alla fine sono stati eliminati, ormai mi ero affezionata e aspettavo l’ora del programma per vederli e tifare per loro. Dall’articolo ho appreso che sono amici, che lavorano nella stessa ditta e che amano il ballo: tre ragazzi normali, come ne conosco tanti. Certo, poi loro avevano questo grande talento per indovinare la parola giusta. Non se la prenda Amadeus, che stimo molto, ma senza i «Tre di denari» la sua trasmissione ha perso un po’ di attrattiva...
Lucia Milella, Forlì
Cara Lucia, anch’io ho fatto il tifo per Michael, Marco e Francesco, gli incredibili «Tre di denari». E anche a me è dispiaciuto vederli perdere. Ma dopo 20 puntate ci sta ed è anche giusto che altri concorrenti abbiano la loro possibilità. Andrea Di Quarto, il giornalista di Sorrisi che è andato a «scovarli» davanti alla fabbrica dove lavorano in provincia di Milano, ci ha raccontato di tre ragazzi solari, allegri e semplici, proprio come li abbiamo visti in televisione. E parlando di loro in redazione abbiamo riflettuto su come in tv non funzionino solamente le grandi star, quelle che seguiamo con passione e che amiamo per le loro capacità: i tre ragazzi hanno dimostrato che anche la gente schietta e vera può affascinare i telespettatori. Perché si riduce la distanza tra noi e la tv. Così si crea quel misterioso meccanismo per cui invece di fare un tifo sfegatato per un cantante a Sanremo o per una squadra di calcio, sentiamo la tensione quando sono in gioco tre ragazzi qualunque. Ci sono molti programmi dove la «gente comune» è protagonista (penso ai concorrenti di Gerry Scotti e di Flavio Insinna) e dà quel tocco di verità a una tv che talvolta è fiction anche quando... non va in onda una fiction. (a.v.)