Che colpa ne ho se sono
MILENA GABANELLI torna, ma di lunedì, con la nuova edizione di
Sta per tornare. Di lunedì (invece che di domenica), ma sta per tornare: su Raitre, dal 10 ottobre alle 21.30, Milena Gabanelli conduce la nuova stagione di «Report». Dieci prime serate ora e, come d’abitudine, altre dieci in primavera inoltrata. Una partenza annunciata con uno spot da cui abbiamo appreso che la «Gabanelli nazionale» sarebbe «persona non desiderata»…
Come ha fatto a finire, per la seconda volta, nell’elenco delle «persone non grate» dell’Azerbaigian?
«Il ministero degli Esteri azero ha la memoria lunga. Nel 1992 ho seguito il conflitto nel Karabakh (
La mia colpa è quella di essere entrata nel territorio, che aveva proclamato la propria indipendenza, passando dall’Armenia. Penso che la ragione sia questa, perché non ho mai messo piede in Azerbaigian».
L’edizione di quest’anno traghetta «Report» nell’anno del ventennale. Un bilancio di questi 20 anni? «Indimenticabili». Il suo lavoro è diventato più facile, più difficile o uguale?
«Via via sempre più difficile, complesso e rischioso. Per tante ragioni». Sono previsti festeggiamenti? «Siamo gente strana e austera, ma un meritato brindisi ci sarà!».
Per un Azerbaigian che la mette nella lista dei cattivi, c’è un’Italia che la consacra: a giugno «Report» è stato premiato come «Miglior programma in assoluto». Contenta?
«Veder riconosciuto il lavoro di persone che si spendono così tanto è molto gratificante… anche perché non sempre succede».
Contenta anche del cambio di serata, dalla domenica al lunedì?
«Per nulla, ma la decisione è stata questa e non intendo polemizzare».
E soddisfatta del fatto che molte aziende alimentari stanno correndo a togliere l’olio di palma dai loro prodotti?
«È l’esito di una battaglia combattuta da molti colleghi e associazioni, però l’inchiesta di Sabrina Giannini è stata giustamente implacabile».
Venendo alla prima puntata: chi ha condotto l’inchiesta sul «finto bio» e come si è «infiltrato»?
«Bernardo Iovene si è infiltrato nel settore facendosi passare per un imprenditore che voleva coltivare usando i pesticidi per poi vendere i prodotti con il marchio “bio”, raddoppiando così i guadagni. Abbiamo scoperto che basta imbroccare il canale giusto e ti si apre tutta la filiera: da chi fa le fatture a chi certifica il prodotto. E si scopre che tonnellate di cereali sono state vendute come biologiche quando non era vero. Va però detto che è un sistema che ha dei buoni anticorpi, per esempio Federbio
sta facendo bene il suo mestiere. Questo per dire che non è tutto nero».
Tutte le inchieste di «Report», e la loro trascrizione, sono disponibili sul sito (www.report.rai.it), e su Twitter avete superato il milione di follower. Come se la cava con i social?
«Dedico molta attenzione alla pagina Facebook di “Report”, ai “web doc” e all’account Twitter per informare il maggior numero di utenti sull’attività del programma e i temi che mi sono cari. Non ho la mia pagina personale perché la giornata non supera le 24 ore e faccio già fatica a rispondere alle mail. Ho poco tempo