UN LETTORE CI SVELA ALCUNI MISTERI DEI TG
Caro direttore, da sempre quando si seguono i telegiornali, e prevalentemente quelli della Rai, le scritte sovrapposte ai contributi delle varie notizie durano, quando va bene, un secondo: tempo che non permette al telespettatore di conoscere nome del giornalista e luogo del servizio. Ho lavorato a lungo in questo settore ed era buona norma come minimo leggere i sottotitoli prima di toglierli. La causa la conosco perfettamente: il regista vive nel terrore che i servizi possano terminare (avrebbero il dovere di visionare tutti i filmati, ma dicono sempre di non avere il tempo). E guardano poco il monitor della messa in onda, concentrando la massima attenzione ai testi dei servizi successivi, dando «mandato» ai colleghi di togliere la scritta con rapidità per poter seguire la scaletta. Altro «difettaccio» è quello di non avere il... coraggio di scrivere «repertorio» o «live» a seconda dei casi. Così i telespettatori sono portati a credere che ciò che si vede si riferisca all’attualità, mentre spesso si riconoscono immagini del passato. Poi non parliamo di quando si vedono vestiti invernali d’estate e viceversa!
Caro Franco, la ringrazio perché con la sua lettera (e la sua esperienza) ci ha portato nella cabina di regia di un telegiornale e ci ha fatto capire quel che accade mentre noi, di fronte allo schermo, ci domandiamo perché non siamo riusciti a leggere il nome della località del servizio (e magari decidiamo che è ora di andare dall’oculista). Anch’io non capisco perché non viene mai messa una scritta «live» (o meglio ancora, «in diretta»), che dà sempre più pathos a ciò che si vede. Quanto all’errore dei cappotti d’estate (e viceversa delle canottiere a gennaio), quello mi fa sempre ridere, anche perché spesso riguarda le immagini che accompagnano liste di noiose dichiarazioni di politici lette da un giornalista fuori campo. E penso sempre: «Ma come posso fidarmi di questo onorevole che mi parla di sfide del futuro ed è così pauroso da imbacuccarsi con giacca a vento e berretto a luglio?». (a.v.)
LA SPESA DI GIANNI MORANDI Gianni Morandi è stato criticato perché è andato di domenica al supermercato. E tutti quelli che ci vanno regolarmente? Il mercato del lavoro oggi è così: che cosa dire allora degli operai che fanno i turni anche la domenica o la notte? In America i supermercati sono aperti 24 ore su 24 e tra poco sarà così anche da noi. Quindi questo falso indignarsi fa solo ridere: Gianni vai a fare la spesa quando vuoi!
Lory
Anch’io sono rimasto sconcertato dalle polemiche scatenate dalla foto su Facebook di Gianni Morandi che esce dopo aver fatto la spesa di domenica in un supermercato. Eppure ormai la domenica è un giorno in cui tantissime categorie lavorano e non credo che la cosa, con le inevitabili eccezioni, infastidisca chi lo fa. Nel mio piccolo anch’io approfitto della domenica per fare la spesa, visto che negli altri giorni non ho mai tempo. E non mi sono mai sentito un negriero né un approfittatore. Il problema vero è che c’è chi non lavora la domenica e nemmeno negli altri sei giorni
«PROCESSATO» PER LA SPESA
Franco
della settimana perché il lavoro proprio non ce l’ha. Talvolta sui social network si esagera e di questo dobbiamo farcene una ragione: è il prezzo da pagare per la nostra libertà di espressione. Certo, Gianni Morandi non avrà gradito le critiche e addirittura ha chiesto anche scusa. Quell’uomo non è solo un grande artista, ma una persona molto (troppo?) gentile. Ora mi immagino i suoi scrupoli nel fare la spesa: di domenica no, a tarda sera nemmeno. Quando è l’ora giusta? Per non parlare dei prodotti scelti: sicuro che qualcuno lo criticherebbe persino se scegliesse i sedani invece delle zucchine... Le sovrascritte video (cerchiate in rosso) indicano autori e luoghi di un «servizio»: ma durano poco.
LE TRE FERRARI NON VANNO... Sono un appassionato di Formula 1 (o meglio della Ferrari) e di calcio. In tv mi piaceva guardare i Gran Premi e «90° minuto». Oggi le due Ferrari sono quello che sono e «90° minuto» è un insieme di elucubrazioni della Ferrari (intesa come Paola) e di Mario Sconcerti e per vedere le immagini bisogna aspettare ore. Meno male che almeno il «90°» della Serie B è fatto molto bene...
Massimo Rossi
La Rai ha tanti difetti, ma se la Ferrari (intesa come auto) non va non è colpa sua. Altro discorso è quello sulla Ferrari intesa come Paola e il verboso «90° minuto» di quest’anno. Ha ragione: meglio la Serie B.
NUVOLE DI FUMO AL GF VIP Direttore, nella Casa del GF Vip fumano quasi tutti in continuazione. Persino agli allenatori di calcio in campo è vietato...
Diego Soria, Palermo
Vero, è una cosa fastidiosa e diseducativa. Ma non mi risulta che ci sia una legge che lo vieti: spero che, intanto, a vietarlo ci pensi il GF.